«Punito lo sport per salvare Sanremo»

La prima serata di Sanremo è appena andata in archivio, ma a cantare - a Pippo Baudo e al governo - è il presidente del Coni, Petrucci. Che alza la voce contro la disparità di trattamento da parte dell’esecutivo: il Festival è stato salvato con il via libera ai compensi fuori ordinanza dei conduttori, lo sport italiano è invece a rischio paralisi. «Io rispetto Baudo, ma non posso accettare che atleti come Baldini, Bettini o la Vezzali e la Pellegrini possano valere di meno», lo sfogo del numero uno del Comitato olimpico in apertura del Consiglio nazionale. «Con i miei compensi, che sono il 40-50 per cento in meno rispetto a quelli dei miei colleghi, potrei fare il valletto», la replica stizzita del conduttore catanese dalla città dei fiori.
Dietro alle esternazioni il timore che l’ormai celeberrimo decreto Bersani (piaciuto poco a diverse categorie di lavoratori) riduca di almeno un quarto il finanziamento di 450 milioni stanziato dalla Finanziaria per il comitato olimpico: sotto accusa gli articoli 22 e 26 del decreto del ministro dello Sviluppo economico e dell’articolo 1, comma 505, della legge economica 2007 che «rischiano di vanificare ogni sforzo». Su Sanremo invece il governo è intervenuto in tempi celeri, eliminando, con una circolare del ministro delle Riforme, Luigi Nicolais, il tetto di 272mila euro per i compensi dei due presentatori. Diverso invece il trattamento riservato allo sport italiano: i tagli in arrivo ammonterebbero, come già denunciato nella giunta del Coni di martedì, a circa 290 milioni nel triennio 2007-2009. Una forte decurtazione che mette a serio rischio la preparazione degli atleti in vista dell’appuntamento olimpico di Pechino.
«Si è modificata una norma della legge finanziaria - attacca Petrucci - e, pur con tutto il rispetto per il Festival e i suoi ospiti, non credo che lo sport meriti una minore considerazione. Spero che si voglia evitare l’assurdo che l’Italia si presenti a Pechino senza molti atleti impossibilitati a ottenere le qualificazioni per i tagli del decreto Bersani. Non è lo sport contro Sanremo, sarebbe banale, ma adesso mi aspetto altrettanta sensibilità anche nei nostri confronti. Come si è sanato Sanremo, non vedo perché non si debba sanare lo sport. E a noi serve un finanziamento certo, l’ha detto anche il capo dello Stato».
«Con questo governo sembra di stare su Scherzi a parte», ironizza Renato Di Rocco, presidente della Federciclismo. E il collega della Federscherma, Scarso, esprime amarezza: «Non ci sono le condizioni per presentarci alle qualificazioni».
L’allarme non è caduto nel vuoto, perché il ministro Melandri ha subito telefonato a Petrucci per rassicurarlo: il collega dell’Economia darà un parere chiarificatore sull’applicabilità del decreto Bersani allo sport. Il Coni ringrazia per la tempestività, ma la miccia è ormai innescata. Anche se lo sport non farà serrate e manderà avanti i progetti: presto il Coni avrà addirittura una propria televisione.

In attesa di risposte, Petrucci ha chiesto anche una riflessione al mondo del calcio, la cui «immagine è devastata». Il pallone registra un calo vertiginoso di spettatori e «il nuovo presidente (che verrà eletto nell’assemblea del 2 aprile, ndr) dovrà dirci che cosa intende fare per riportare la gente negli stadi».

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