Cronaca locale

La punizione per gli studenti: servire alla mensa dei poveri

La preside dell’istituto Kandinsky: «Più educativo della sospensione»

La punizione per gli studenti: servire alla mensa dei poveri

Una sanzione disciplinare utile per gli studenti dell’Istituto professionale Kandinsky, una scuola superiore alla periferia Sud della città: chi si comporta in modo scorretto, non rispetta gli altri o si dimostra violento con i compagni, invece che la sospensione viene impegnato in un servizio sociale. Alla Caritas della parrocchia, o alla mensa dei poveri della cardinal Ferrari. «Ci siamo resi conto – spiega la dirigente scolastica Annamaria Indimineo – che la sospensione con conseguente allontanamento dalle lezioni non è più un’opportunità, ma rischia di peggiorare la situazione di un alunno in difficoltà. Perché restare a casa o bighellonare per le strade del quartiere non solo non serve a nulla, ma diventa spesso controproducente. Da qui la scelta della scuola di offrire a chi sbaglia un’alternativa più seria: l’obbligo a seguire un’attività socialmente utile». «L’iniziativa - continua la dirigente scolastica - viene realizzata in base a una convenzione che la scuola instaura con l’ente che si presta a collaborare in quest’opera di rieducazione. Si attua, insomma, una sorta di stage sociale. E tutto questo con l’accordo con i genitori dei ragazzi che si meritano una sanzione disciplinare. I genitori sono praticamente sempre d’accordo».
Il tipo di attività scelto varia ovviamente da studente a studente, a seconda dell’età. Varia anche la modalità dell'impegno: c'è chi continua a seguire le lezioni al mattino e fa volontariato al pomeriggio, chi invece viene dirottato a prestare la sua collaborazione a tempo pieno. In genere l'impegno dura una settimana. Per chi va alla cardinal Ferrari l’impegno consiste nel servire a tavola i poveri, oppure nel collaborare nell’organizzazione del servizio. «Per noi – dice Loredana Rossetti, referente dell’ente benefico – è certamente un impegno in più, perché siamo consapevoli che si tratta di una collaborazione con la scuola per aiutarla a crescere gli studenti in modo corretto. Ma abbiamo accettato per lo spirito di solidarietà che contraddistingue il nostro servizio. E sono convinta che si tratta di una scelta giusta: gli studenti vengono volentieri. Un’esperienza sicuramente significativa che consente loro di aprire gli occhi su una realtà che non conoscono e si rendono utili. Un’occasione che li fa maturare. Qualcuno ritorna per ringraziarci per quello che hanno vissuto».
Diverso l’impegno di chi va in parrocchia: qui gli studenti vengono impiegati nella distribuzione di pacchi per le persone del quartiere che non hanno risorse sufficienti per vivere. La logica della solidarietà è peraltro sempre la stessa, l’esperienza è sempre un bagno di realtà. Monica, una ragazza colpevole di aver insultato un bidello, viene invitata a collaborare presso questo servizio. Come è andata? «Devo dire – risponde – che durante questa esperienza sono stata bene. Ho incontrato persone che riescono a farti sentire a tuo agio e che si comportano bene con chi viene a chiedere vestiti per coprirsi. E dire che non tutti sono tranquilli: alcuni rubano i vestiti, ma quando vengono scoperti continuano ad essere aiutati. Anche questo fatto è stata per me una lezione di vita».
La scelta educativa del Kandinsky comincia a dare i suoi frutti: «Gli studenti sottoposti a questo tipo di sanzione - conclude la professoressa Indimineo - tornano a scuola positivamente impressionati. E il loro comportamento migliora.

Certo molto di più di quando li costringevamo a stare lontani dalla scuola perché sospesi dalle lezioni».

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