Punk e fantasia: il potere è femmina

Punk e fantasia: il potere è femmina

Si aggira un fantasma nel mondo della moda e chiamandosi Punk dovrebbe fare una paura dannata a tutti. Stiamo infatti parlando del più complesso e articolato dei movimenti giovanili, uno tsunami che dalla seconda metà degli anni Settanta ha travolto prima la scena musicale inglese, poi quella americana, gli squatter di Berlino Est e infine tutti i giovani seriamente incazzati nelle periferie di Milano, Parigi, Tokyo e Barcellona. «Mi sono chiesta cosa sarebbe il Punk oggi rispondendomi con una nuova parola: Vunk» dice Donatella Versace poco prima di far sfilare la sua superlativa collezione per il prossimo inverno.
Basterebbe il set di un candore abbacinante per capire che DV ha preso le distanze dal passato che nel suo caso è glorioso perché nessuno ha traghettato l'estetica punk nel glamour come quel genio assoluto di Gianni Versace. Lei fa di più: trasforma la rabbia in energia positiva con una nuova etica dell'abito. Per cui ci sono le borchie e gli spilloni ma non sono più simboli violenti di autopunizione perché hanno prima di tutto il compito di decorare e in qualche caso determinano addirittura la linea dell'abito. Al nero onnipresente nei pensieri come negli armadi dei punk si oppongono dei vividi colori come il verde bandiera, il rosso e un bellissimo punto di giallo a metà strada tra il sole e l'evidenziatore. In questa tinta che non è proprio fluorescente ma poco ci manca c'è una stupenda pelliccia di visone stampato in nero con un motivo animalier ripreso dalle opere di Simon e Nicholai Haas, i due gemelli noti come The Haas Brothers, nome di culto sulla scena artistica americana. La pelle è sostituita dal vinile, le proporzioni sono estremizzate, l'attitudine è nuova e più rilassata. Davanti al vestito da sera in vinile che sembra un tatuaggio nero sulla pelle nuda, viene spontaneo pensare all'indimenticabile abito con gli spilloni che Gianni creò per Liz Hurley alla prima di Quattro Matrimoni e un funerale. Ha proprio ragione Donatella: chiamiamolo Vunk che si fa prima.
Da Etro si respira un'altra atmosfera anche se di fondo anche qui c'è qualcosa di punk nei modelli zippati e nell'uso imprevedibile del nero visto che qui siamo nella casa del disegno Paisley trasformato in leggenda. Veronica usa il non colore per incorniciare le sue strepitose fantasie distorte, sovrapposte tra loro, allungate, pixelate e chi più ne ha più ne metta: un universo ricco e in costante movimento. Da questo vortice di segni che non rispetta né il tempo, né lo spazio, nasce qualcosa di veramente moderno: la tradizione intesta come evoluzione. Del resto la metamorfosi delle cose è anche l'ossessione di Gabriele Colangelo che s'ispira al lavoro del fotografo francese Laurent Segretier. «Lui rielabora digitalmente le immagini per fare una seconda fotografia con cui racconta un'altra realtà, io cambio i materiali» spiega lo stilista. Così il cappotto lungo fino ai piedi parte parte pesante ma visto che a ogni due millimetri di stoffa son stati tolti i fili di lana, alla fine è un velo. La pelliccia di visone viene tinta, tagliata a strisce e ricomposta contropelo in modo che la luce abbia una diversa rifrazione sul capo. Insomma una cosa estremamente sofisticata.
Alessia Giacobino, deliziosa designer di Jo No Fui ha visto un concerto dei Kraftwerk (gli inventori della musica elettronica che suonano nel buio vestiti di luci al neon) e ha trasportato questa idea nella sua bella collezione ricostruendo in jais sul velo degli abiti da sera l'effetto neon e usando giochi di tasche e tasconi sui modelli da giorno. Da Sportmax tutto ruota attorno alla membrana poliuretanica accorpata ai tessuti e al montone per proteggere dal freddo e cambiare l'aspetto dei materiali. Escono cose sorprendenti come la pelliccia in tessuto fil coupè e il divino cappottino di jersey intarsiato di Anguilla. Da Moschino la parola d'ordine è «rule Britannia», ovvero tutto quel che di British c'è nello stile a cominciare dal tartan per finire con le regole sovvertite.

Già visto, già fatto, ma sempre il massimo dello chic.

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