PUNTI DI FUGA

Lo scorso fine settimana alcuni eventi hanno fatto breccia nel «già saputo» presente, come sempre ad ogni ricorrenza, gettando una luce nuova sul significato della Pasqua. Tra i tanti ne ricordiamo due, apparentemente non legati fra loro. Durante la Veglia pasquale in S. Pietro, il Papa ha battezzato sette persone adulte provenienti da diverse parti del mondo, tra cui il vicedirettore de Il Corriere della Sera Magdi Allam, di origine egiziana, che ha rinunciato alla sua precedente fede islamica. Nel parlare della sua scelta, il giornalista ha, tra l'altro, affermato: «Il miracolo della Risurrezione di Cristo si è riverberato sulla mia anima liberandola dalle tenebre di una predicazione dove l'odio e l'intolleranza primeggiano sull'amore e il rispetto del prossimo che è sempre e comunque persona».
Venerdì Santo, in molte città italiane e del mondo, si sono svolte in luoghi pubblici, come è ormai tradizione, le Vie Crucis proposte da Comunione e Liberazione. A New York il gesto è particolarmente suggestivo: dopo il ritrovo nella Cattedrale di Brooklyn, si segue la croce sull'omonimo ponte e da qui si raggiunge Ground Zero. Cominciata 12 anni fa, dopo un dialogo tra persone di CL con don Giussani in cui, all'osservazione che il ponte di Brooklyn assomiglia a una cattedrale gotica, Giussani rispose: «Sì, ma è una cattedrale senza croce», è divenuto un evento cittadino partecipato da migliaia di persone e ripreso da numerosi canali televisivi, così importante che il sindaco Bloomberg ha proclamato il Venerdì Santo come giorno della Via Crucis sul Ponte di Brooklyn. Il suo significato più vero si intuisce dalle parole pronunciate da don Richard Veras, Assistente della Fraternità di CL per la Diocesi di Manhattan, proprio nel luogo divenuto simbolo mondiale della violenza terroristica che odia la vita umana, Ground Zero: «Bisogna sapersi arrendere all'amore che sconfigge la morte».
Questo è il medesimo annuncio che ci raggiunge dalla conversione del famoso giornalista e da tutti i gesti frutto di una fede semplice e profonda, personale e di popolo, sintetizzata dalle parole del Papa durante la liturgia di sabato sera in S. Pietro: «Nell'incontro fra cristiani, sperimentiamo che il fondamento delle nostre vite è lo stesso. Siamo in comunione a causa della nostra identità più profonda: Cristo in noi. Così, la fede è una forza di pace e di riconciliazione nel mondo».


«Vivere una fede profonda e personalizzata - come si legge nell'intervista di don Carrón, ad Avvenire di Giovedì Santo - ha un ruolo anche pubblico, poiché è un fattore che rende migliore, più umana e più positiva, la vita quotidiana e mette nelle condizioni ottimali per affrontare i problemi e le difficoltà, nei rapporti tra le persone». Chi non è cieco ai segni riscontrabili nella realtà può scoprire anche oggi la speranza invincibile generata dalla Pasqua cristiana.
*Presidente Fondazione per la Sussidiarietà

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