Putin agli Usa: il riarmo è solo colpa vostra

Mosca accusa i Paesi dell’Europa orientale di sostenere la logica di Bush

da Mosca

Torna il gelo tra Russia e Occidente. A una settimana dal G8 di Heiligendamm in Germania e ad un mese dal viaggio negli Stati Uniti per incontrare George W. Bush nel suo ranch, il presidente russo Vladimir Putin lancia un nuovo affondo, il secondo dopo quello di Monaco di Baviera, contro «i diktat e l’imperialismo» americano. E accusa Washington di aver rilanciato la corsa al riarmo con il suo progetto di scudo spaziale in Europa.
Ma il leader del Cremlino critica anche i partner della Nato per non aver ratificato il trattato sulle armi convenzionali in Europa (Cfe), ammonendoli che se non lo faranno Mosca ne uscirà unilateralmente, dopo aver peraltro già proclamato una moratoria.
Il riuscito test del nuovo missile balistico intercontinentale russo dell’altro ieri, che ha fatto ricomparire lo spettro degli euromissili, ha spiegato Putin, «è una risposta alle azioni unilaterali di certi Paesi», per «mantenere l’equilibrio strategico nel mondo» in quello che ha chiamato «un nuovo round della corsa al riarmo».
«I nostri partner americani sono usciti dal trattato Abm (anti missili balistici, ndr). Li avevamo avvertiti della nostra intenzione di prendere misure per mantenere l’equilibrio strategico nel mondo e che ci sarebbe stata una risposta asimmetrica», ha sottolineato il capo dello Stato russo.
«È stata sollevata una questione: perchè spuntano problemi nella relazioni Russia-Occidente? Il mondo è cambiato, ed è stato fatto un tentativo di renderlo unipolare: alcuni partecipanti della comunità internazionale vogliono dettare la loro volontà a tutti nonostante le norme della comunicazione e della legge internazionale», ha dichiarato Putin.
«Non siamo stati noi gli iniziatori della nuova edizione della corsa al riarmo. A nostro avviso, questo non è nient’altro che diktat e imperialismo; bisogna dire le cose direttamente e chiamare le cose con il proprio nome», ha proseguito con la schiettezza usata a Monaco di Baviera, parlando davanti ai giornalisti dopo l’incontro con il presidente greco Karolos Papoulias. Il leader del Cremlino non ha risparmiato nella sua requisitoria i partner europei: «Noi abbiamo firmato e ratificato l’accordo sugli armamenti convenzionali in Europa e loro cosa fanno? Riempiono con nuovi armamenti l’Europa orientale. Una nuova base in Bulgaria, un’altra in Romania, un sito per nuovi missili in Polonia e per un radar nella Repubblica Ceca (per lo scudo spaziale, ndr). Cosa dovremmo fare? Non possiamo stare a guardare e rispettare gli accordi in modo unilaterale», ha spiegato Putin.
La Casa Bianca ha minimizzato ieri le divergenze con Mosca dopo le dichiarazioni di Putin. Divergenze emerse però in tutta la loro evidenza durante la riunione ministeriale del G8 l’altro ieri a Berlino, dove il segretario di Stato Condoleezza Rice e il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov sono sembrati assai divisi su numerose questioni, dal Kosovo allo scudo antimissile fino all’invio di truppe americane in Libano.
Mosca, del resto, pare vivere una sindrome da accerchiamento, soprattutto da parte dei suoi ex alleati: l’ultimo episodio riguarda la Lituania, che si è detta interessata ad ospitare elementi dello scudo spaziale Usa. La Russia si sente inoltre sotto pressione da parte dell’Occidente per la ripetute denunce sulla violazione dei diritti umani: si va dalla inquietante serie di “misteriosi” omicidi di giornalisti scomodi al trattamento sempre più duro usato dalla polizia verso i manifestanti dell’opposizione.

Ad aggravare il quadro, il caso Litvinenko, l’ex spia del Kgb avvelenata a Londra: le accuse mosse ieri ai servizi segreti britannici dall’indiziato numero uno, Andrei Lugovoi, rischiano di complicare le relazioni con Londra.

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