Marcello Foa
Losservatorio è privilegiato: dai tempi di Kohl, la Germania è il Paese europeo maggiormente legato allex Unione Sovietica. La competenza di Alexander Rahr indiscutibile: è il direttore del programma di studi sullex Urss del Consiglio per le relazioni tedesche, il più importante think tank privato di Berlino. A lui abbiamo chiesto di commentare la crisi del gas.
Lopinione pubblica è disorientata, chi ha torto Mosca o Kiev?
«Direi tutti e due. Putin dice allUcraina: se vuoi entrare nella Nato devi pagarne il prezzo. Usa il gas come strumento politico per imporre i propri interessi nellex Unione Sovietica. È la prima volta che accade e questo è ovviamente preoccupante».
E dove sbaglia Kiev?
«Negli ultimi 15 anni lUcraina non ha fatto nulla per risolvere la propria dipendenza energetica. Due anni fa, Schröder e Putin avevano proposto la creazione di un consorzio internazionale del gas, ma Kiev ha rifiutato per calcolo politico: ha preferito mantenere il monopolio sui diritti di transito del gas russo. E usare strumentalmente questa posizione».
Davvero lUcraina ruba il gas?
«Senza dubbio, lo fa da sempre. Negli ultimi dieci anni per un importo pari a due miliardi di dollari. E ha continuato a servirsi anche dopo la Rivoluzione arancione»
Cè chi dice: si tratta solo di una vendetta di Putin. Condivide?
«No. Latteggiamento di Putin rientra in una strategia più ampia. In Ucraina mira a ottenere due scopi. Primo, provocare un peggioramento dei rapporti finora eccellenti tra Kiev e lUnione europea, dimostrando che sono gli ucraini a prelevare il gas destinato allEuropa. Secondo, approfittare del forte malcontento popolare in Ucraina e dei continui litigi tra Yushenko e la Timoshenko per far prevalere la lista dellex candidato presidenziale Yanukovich alle legislative di marzo. E i sondaggi indicano che la vittoria di questultimo è molto probabile. A quel punto la rivoluzione arancione sarà cancellata e lUcraina tornerà nellorbita russa».
Mosca farà altrettanto con altri Paesi dellex Unione Sovietica?
«Lo sta già facendo. La Moldavia è già senza gas, quel poco che riceve glielo dà lUcraina che a sua volta lo ruba alla Russia. LArmenia è in grandi difficoltà perché il suo petrolio viene trattenuto in Georgia. La realtà è che quasi tutta lex Unione Sovietica politicamente è tabula rasa. Tutto può essere rimesso in discussione. E la Russia, dopo aver perso influenza in alcuni Paesi, ha capito di poter riprendere il controllo usando non più lesercito ma altre forme di pressione come, appunto, quella energetica».
Come finirà la crisi del gas? Un accordo è possibile?
«La crisi è irrisolvibile, perlomeno a breve termine. Mosca non abbasserà il prezzo, ma Kiev non ha i soldi per pagare il gas alle quotazioni di mercato. Nel lungo periodo probabilmente si ripartirà dallidea del consorzio internazionale, ma per ora non vedo soluzione».
Ma lUcraina non può resistere senza forniture in pieno inverno...
«Infatti, vedrà che Kiev aumenterà i prelievi del gas destinato allEuropa, ovviamente senza ammetterlo. Diranno di usare quello tagiko. Ma questo innescherà nuove ritorsioni russe. Forse alla fine lunica soluzione sarà quella che Kiev finora ha rifiutato: chiedere nuovi prestiti alle istituzioni internazionali per pagare la bolletta energetica. Ma è solo unipotesi, altri scenari sono possibili».
Quali?
«Usa e Ue continuano a lanciare appelli, ma sembrano paralizzate. LUcraina è un loro alleato e dovrebbero aiutarla finanziariamente, ma non hanno fondi a disposizione.
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