Politica

Al Qaida minaccia: «Ci saranno altre distruzioni»

Nel mirino anche il presidente pachistano e quello palestinese. Pronta la replica di Bush: «Non ci fanno paura»

Gian Micalessin

Mentre Londra si blindava lui si sintonizzava su Al Jazeera. Il nuovo video di Ayman Al Zawahiri, il medico egiziano ideologo e numero due di Al Qaida, è andato in onda esattamente 4 settimane dopo le stragi di Londra. Una puntualità disarmante che prova come i canali comunicativi di Al Qaida restino intatti. Il messaggio uscito probabilmente dalle sperdute vallate pachistane dove si nascondono i generali di Al Qaida è, prima di tutto, un colpo al cuore del presidente pachistano. Dopo gli attentati di Sharm el-Sheikh, Pervez Musharraf, che Zawahiri chiama «il corrotto», parlò di un’organizzazione allo sbando incapace di mantenere i contatti con le cellule operative. Il video dimostra invece che i vertici del terrore riescono oggi persino a programmare la diffusione delle proprie minacce.
Grazie alla sua tempistica quel messaggio renderà più difficili le relazioni tra Islamabad e i comandi Usa che da mesi premono per colpire i santuari pachistani di Al Qaida. Ma il messaggio è importante soprattutto per i suoi contenuti scelti appositamente per conferire valenza politica alle precedenti operazioni terroristiche. Il numero due di Al Qaida ripreso di giorno davanti a uno sfondo di tessuto fa di tutto per presentarsi come un leader politico militare. Con un mitra al fianco, punta l’indice sull’obbiettivo e mette sotto accusa il premier inglese Tony Blair rovesciandogli addosso la responsabilità delle stragi di Londra. «La sua politica ha portato la distruzione nel cuore di Londra e altra ne arriverà, a Dio piacendo», promette il vice sceicco del terrore.
Politicamente è più utile farle ricadere sulle teste di Blair e dei capi dei governi impegnati in Afghanistan e Irak. Quei governi a suo dire hanno rifiutato un cessate il fuoco proposto nell’aprile del 2004. «A voi, nazioni dell’alleanza crociata, lo sceicco Osama Bin Laden ha offerto una tregua affinché lasciate la terra dell’Islam... Non avrete sicurezza finché sarete ancora in Palestina e fino a quando non farete uscire tutti gli eserciti miscredenti dalle terre di Maometto». Zawahiri dunque si rivolge alle opinioni pubbliche occidentali. Vuole ottenere un effetto simile a quello delle stragi di Madrid quando un’opinione pubblica impaurita liquidò il governo in carica e votò le promesse socialiste di ritiro dall’Irak. «Quello che vi rivolgiamo è un messaggio chiaro e definitivo: non potrete mai sognare la pace finché questa non sarà realtà per i popoli arabi. Per voi non ci sarà mai salvezza finché non vi ritirerete dai nostri territori smettendo di sfruttare le nostre risorse petrolifere e di appoggiare i governanti arabi corrotti».
Per far tentennare un’America ancora compatta nonostante gli ormai quasi duemila caduti in Irak, Zawahiri evoca invece l’unica ferita bellica mai sanata. «Americani, ciò che avete visto a New York e a Washington è solo una parte delle distruzioni che vedrete in Afghanistan e in Irak... Sperimenterete cose peggiori di quelle che avete visto in Vietnam... Non c’è via di uscita dall’Irak se non quella del ritiro immediato: se non verrà presa questa decisione ci saranno ancora più morti e più devastazioni». Il presidente americano George W. Bush ha replicato subito: «Non ci faremo intimidire».
Minacciando i Paesi in prima linea nella lotta al terrorismo, Zawahiri punta a dividere le opinioni pubbliche e a sfruttare le mosse delle forze politiche favorevoli al ritiro. La tattica servirà, nell’ambito della strategia di Al Qaida, a spacciare qualsiasi ritiro o ridimensionamento della presenza in Irak e Afghanistan come una vittoria militare. Zawahiri disegna insomma un labirinto del terrore che gli consente di presentarsi come paladino delle nazioni arabe . L’altra parte importante del messaggio è quella dedicata alla situazione palestinese. Anche qui Zawahiri tenta d’inserirsi nell’attualità politica.

Sfruttando l’imminenza del ritiro israeliano da Gaza, si scaglia contro il presidente dell’Anp Abu Mazen definendolo «un secolarista passato da un fallimento all’altro» e invita i palestinesi a «percorrere la propria strada abbandonando la politica indicata» dall’Autorità nazionale palestinese.

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