«Posso rassicurare i quadri locali e regionali di Forza Italia, i sindaci, ma anche gli eletti a livello nazionale, che a settembre non cambierà nulla. Troveranno in ottima forma un partito che, come ha detto Berlusconi, è insostituibile».
Perciò solo fantasie «ferragostane».
«Ho la sensazione che sia un’offensiva mediatica contro un partito che raggiunge in questo periodo il massimo del consenso con oltre il 33 per cento, che sta benissimo e che alle ultime amministrative ha dimostrato di poter vincere grazie anche ad un raggiunto radicamento sul territorio di una classe dirigente che complessivamente comincia a crescere».
Parla di una regìa...
«Sì, magari tesa a limitare la crescita di un partito che evidentemente cominicia a preoccupare. E mi sembra strano che avvenga proprio nel momento in cui Forza Italia celebra in tutto il Paese i suoi congressi, quindi un passaggio strategico e delicato. Questo potrebbe arrecare danno alla serenità e alla continuità dei congressi che invece sono un atto statutario dovuto. Una coincidenza a dir poco sospetta».
E chi è il regista?
«Forse chi ritiene che Forza Italia possa continuare ad assumere una identità movimentista e non di un partito che al suo interno ha delle regole ben precise, un confronto e una classe dirigente».
Forza Italia è nata come un movimento.
«Certo, però Berlusconi, dopo la vittoria, ha fatto una scelta storica di trasformazione da partito leggero a partito pesante anche per poter competere a livello locale. Se ne discusse e poi si imboccò questa strada. Ed è una decisione irreversibile, anche perché non si è mai visto un partito che a ritroso diventa una movimento».
Allora che senso hanno oggi?
«Nei movimenti si dà più sfogo alla protesta, e bene fece Berlusconi nel ’94 a preferire questa via per vincere le elezioni cavalcando l’anticomunismo e il malessere per il fallimento della partitocrazia. Ma poi viene il momento della responsabilità e delle scelte, di trasformare la protesta in proposta e quello lo può fare solo il partito».
Senza movimento però si rischia di perdere contatto con la base.
«La sinistra diceva che Forza Italia non era un partito strutturato. Abbiamo lavorato e creato regole che costituiscono un patrimonio di tutti. Con Bondi e Cicchitto avvieremo entro ottobre 4.200 congressi, di cui 2.300 sono già stati convocati e 1.500 di questi addirittura già celebrati col nuovo statuto, che permette il confronto e la partecipazione di tutti gli oltre 400mila iscritti ai momenti decisionali. Forza Italia è un partito aperto. La protesta non è partecipazione, è solo movimentismo e la politica non si ferma lì».
E i circoli della Brambilla?
«Un’iniziativa che può servire a mantenere vivo nei nostri elettori lo spirito combattivo.
Che però adesso dice altre cose.
«Io preferisco rimanere alle prime...».
«Quando si cambia nome si cambia identità. Io non trovo che il nostro partito abbia bisogno di questo. Anzi, i nostri valori non solo sono rimasti inalterati, ma si sono rafforzati. Altro sarebbe il Partito della Libertà come aggregazione di tutta la coalizione, cosa a cui lavoriamo da tempo e che ci consentirà uniti di far cadere il governo in Senato».
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