Che cosa scegliere tra fondo di categoria, fondo pensione aperto o piano previdenziale integrativo assicurativo (Pip o Fip)? Il primo punto importante non è che cosa scegliere, ma che cosa il lavoratore potrebbe perdere se non opterà per il fondo di categoria. Infatti, in base all’attuale normativa, il lavoratore ha diritto a un contributo datoriale, cioè pagato dal datore di lavoro, se aderisce a una forma previdenziale collettiva disciplinata da accordi o contratti collettivi. Ad esempio, l’operaio metalmeccanico che scegliesse un’altra forma previdenziale al posto del Cometa (fondo pensione di settore) potrebbe perdere l’1,2% di contributo dovuto dalla propria azienda. Ovviamente il contributo è dovuto, a patto che anch’egli contribuisca con un contributo volontario di importo minimo stabilito. Quindi fondamentale risulta chiedere all’ufficio del personale della propria azienda se esiste un fondo di categoria per il proprio settore di attività, l’importo del contributo volontario e datoriale previsto, se l’azienda ha stipulato altri contratti collettivi o accordi plurisoggettivi su fondi pensione istituiti da banche o compagnie di assicurazioni e se eventualmente anche su questi è previsto un contributo datoriale e magari altri vantaggi (es. conto corrente a tasso agevolato o senza spese). Ma il solo diritto al contributo datoriale giustifica la scelta di un fondo pensione? Assolutamente no, certo è un forte incentivo, ma vi sono altri elementi che devono essere assolutamente ben chiari.
La nota informativa
Innanzitutto, è obbligatorio
farsi rilasciare regolamento
e nota informativa
per tutte le forme pensionistiche
complementari a cui
si è interessati. In particolar modo nella
nota informativa
è presente la «scheda
sintetica» redatta al fine di
facilitare il confronto tra i
vari prodotti previdenziali.
Si compone di cinque parti,
di cui le più importanti le sezioni
«D-E» che riportano
in sintesi le principali caratteristiche
e i dati di rendimento
e costi.
Gli investimenti
Anche il numero e la tipologia
di linee di investimento
(in gergo comparti) offerte
dal fondo pensione o Pip
devono essere esaminate
con attenzione. Anche in
questo caso la «scheda sintetica
» corre in aiuto del lavoratore,
presentando una
semplice sintesi dei comparti
offerti e delle caratteristiche
della gestione. Assolutamente
da evitare gli antiquati
fondi pensione (soprattutto
di categoria) definiti
a «monocomparto»,
cioè con un’unica linea di
gestione in cui vengono investiti
i contributi degli aderenti
indipendentemente
dall’età, dagli anni di vita lavorativa
residua e dal personale
profilo di rischio-rendimento.
È facile comprendere come
una sola linea di gestione,
usualmente bilanciata
con bassa componente investita
in titoli azionari, mal
si sposi sia con le esigenze
di performance del neoassunto
diciottenne con davanti
più di quarant’anni di
vita lavorativa, sia con quelle
di conversazione e garanzia
del montante del sessantenne
prossimo alla pensione.
Quindi meglio optare
per fondi pensione o Pip
«multicomparto», con più linee
di investimento diversificate
in base ai diversi profili
di rischio-rendimento e
orizzonte temporale dell’aderente.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.