MilanoAscolta con pazienza le dichiarazioni infiammate dellAssociazione nazionale magistrati: «Ma no - spiega lavvocato Franco Coppi, principe del foro e difensore storico di Giulio Andreotti - la democrazia non è a rischio».
Da più parti si definisce il video su Raimondo Mesiano trasmesso da «Mattino 5» unintimidazione.
«Ma dai. Al massimo può essere considerato inelegante».
Anche quando si insegue il magistrato dal barbiere o mentre fuma per strada?
«E allora?».
È spionaggio?
«Ma no: un giudice è spesso un personaggio pubblico».
Mesiano non ha cercato i flash.
«Non importa. Il giudice dovrebbe essere senza nome, anonimo, sconosciuto. Ma spesso non è così. O perché fa di tutto per diventare una celebrità, e lItalia ha una lunga tradizione di Pm più noti delle star di Hollywood, o perché sono gli altri a inseguirlo. Il risultato non cambia».
Dunque?
«Dunque, se quel giudice andasse in giro per Milano con una bella signora bionda, inevitabilmente verrebbe fotografato».
E la privacy?
«Quando si diventa un personaggio pubblico, la privacy fatalmente si restringe. Ci si deve rassegnare e occorre mantenere i nervi saldi».
Qualche ammaccatura allimmagine ci può stare?
«Secondo me, sì. Il nome di Mesiano è circolato nel Paese per giorni e giorni. Fatalmente arrivano le telecamere, le macchine fotografiche, le richieste di intervista. Lui può anche fare di tutto per nascondersi, ma ormai il suo nome è sulla bocca di tutti. E suscita interesse e curiosità. Fossi lAnm non mi allarmerei più di tanto. E poi lItalia ha fatto a pezzi la privacy di molti personaggi illustri. Non è possibile tacere per gli uni e gridare allo scandalo per gli altri».
Mesiano ha brindato alla vittoria di Prodi nel 2006 in un bar vicino al tribunale. Quando già stava trattando la causa del Lodo Mondadori.
«Se il video è inelegante, il brindisi vicino al tribunale è inopportuno».
Inopportuno?
«Sì, perché luomo della strada fa due più due: pensa di essersi imbattuto in una toga rossa».
Meglio astenersi dai commenti su Prodi e Berlusconi?
«Per carità, ciascuno, anche il magistrato, ha le sue idee e nessuno vuole togliergli il diritto di manifestarle. Però poi è inevitabile che gli altri, chi è intorno, pensino male. Magari per stupidità o per maliziosità».
Viene il dubbio che quelle idee entrino in camera di consiglio.
«Appunto.
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