«Ma quali contagi: seguiamo regole ferree»

La prima volta che l’ha indossato studiava medicina all’Università di Padova, era uno specializzando al debutto nel reparto di endocrinologia. Maurizio Benato ricorda ancora oggi l’effetto, la soddisfazione, di vedersi su quel camice bianco. «Un traguardo per ogni giovane dottore, un momento che non si dimentica»; ancora oggi che è presidente dell’Ordine di Padova e vicepresidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri.
Presidente, è pronto a dire addio al camice?
«Mi sembra prematuro parlare di addio. E comunque, prima di eliminarlo, si dovrebbe pensare a come sostituirlo».
Qualche proposta?
«Ci vorrebbe un camice usa e getta. Arrivati a questo punto, non vedo altra alternativa».
Tono polemico?
«Non polemico, ma scettico sì. Penso che la medicina abbia e debba avere altre priorità, invece di stare a perdere tempo con “camice sì o camice no” o con dibattiti del genere».
Però se trasmette germi e batteri...
«Premetto che, non potendo accedere ad analisi e dati scientifici, posso anche sottovalutare l’importanza dell’argomento. Escludo, però, che il camice possa essere veicolo di contagio batterico, men che meno pericoloso».
E perché?
«Perché negli ambulatori, ovviamente in quelli dove vige il rispetto di norme igienico-sanitarie, lo staff medico cambia il camice un paio di volte alla settimana e, per interventi delicati o in day hospital, ne utilizza uno apposta. Queste sono prassi importanti, utili e ormai diventate uno standard».
Insomma, al camice non vuole rinunciare?
«Non in questi termini e per queste ragioni: non trovo abbia senso. Diverso sarebbe se a mettere al bando il camice fossero stati i pazienti per il vecchio discorso della barriera medico-paziente».
E cioè?
«Fino agli anni ’80 il camice vestiva un ruolo, il ruolo del dottore depositario di conoscenze e autorità, visto spesso dai pazienti in modo reverenziale, timoroso; tra medico e paziente c’era distanza, un rapporto squilibrato».
Un sondaggio dice il contrario.
«Da anni quel discorso è superato, come da anni i medici che insegnano all’università non indossano più i camici neri.

Ora rapporti e ruoli tra medico e paziente sono diversi e in equilibrio. Il medico deve curare, il pazienze guarire. E alla base dev’esserci fiducia e rispetto reciproco, con o senza camice. Diciamo che non è il camice a fare il medico».

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