Quando all’Einaudi davano del negro allo scrittore «nero»

Che Federico Zeri, oltre che storico massimo dell’arte, fosse anche persona senza pudori nelle critiche e nei giudizi, è cosa nota. Lo dicono i suoi libri, gli scritti giornalistici, le interviste, le lezioni pubbliche e private, i racconti di amici e discepoli sulle «dotte chiacchierate» del “professore”. E fuori dall’ufficialità lo ripete, oggi, anche un gruppo selezionato di Lettere alla casa editrice (Einaudi, pagg. 132, euro 18) che Federico Zeri scrisse - soprattutto a Paolo Fossati e a Giulio Bollati - durante la sua lunga collaborazione con Einaudi, a partire dalla metà degli anni Cinquanta quando entrò nel gruppo dello Struzzo come autore del fortunato volume Pittura e Controriforma. Dalle lettere esce uno Zeri infaticabile nelle letture, nei consigli, nelle proposte, ma anche uno Zeri scorrettissimo nei giudizi (stronca in lettura Opera aperta di Umberto Eco, «scritto alla maniera delle Sibille», seppellisce sotto «folli risate» il Come si comprende la Pittura del “collega” Lionello Venturi...), nelle censure («Ho letto il librone dello Chastel sulla Firenze di Lorenzo il Magnifico: un vero mattone erudito ... pieno di uno sfoggio di dottrina che cerca di nascondere l’assoluta mancanza di senso critico e storico. Per carità, non lo stampate!»), nei commenti a margine («le cose fesse» scritte da Calvino, «l’Iniquo» Longhi, la «cattive traduzioni» del povero Wilcock...), nella schifata snobberia per i letterati italiani: «Per carita!».
Uno Zeri irresistibile, caustico, informale e infernale. «Il negro nigeriano di cui ti parlai l’altro giorno si chiama Amos Tutuola...», scrive nel ’78 a Bollati, segnalando Il bevitore del vino di palma. E due anni dopo, parlando di un libro di Ellease Southerland: «una storia relativa a una negra americana», alla faccia del politicamente corretto che - oggi - impone un più soft «nero», o «di colore». Per la cronaca: il primo dei due libri era già uscito da Bocca, il secondo non se lo filerà mai nessuno in Italia. A proposito. Curiosa la sequenza di titoli consigliati per la pubblicazione da Zeri e puntualmente disattesi, ad esempio: nel ’76 segnala il libro «eccezionalmente bello» di Robert Rosenblum Modern Painting and the Romantic Tradition: Friedrich to Rothkol (tradotto soltanto nel 2006, e non da Einaudi); nel ’78 il saggio «di eccezionale chiarezza e intelligenza» di H.P. L’Orange sulle forme artistiche nell’Impero romano (uscito da Jaca Book nell’85); nel ’79 lo «strano e molto interessante» libro di Patrick J.

Geary sui furti di reliquie nel Medioevo (tradotto da Vita e Pensiero nel 2000)... Povero professor Zeri, sempre inascoltato. Come tutte le volte che è costretto ad avanzare imbarazzate richieste per i pagamenti dovuti. Ma questa è storia nota nell’Einaudi del divo Giulio.

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