È stato Jung, uno dei padri della psicanalisi, a dire che, nel sognare, ognuno di noi è pari a Shakespeare: poiché come un drammaturgo, nel sogno ciascuno di noi inventa trame e storie che nella veglia la nostra fantasia non sarebbe in grado neppure di pensare. Allo stesso modo, ognuno di noi, al mattino, quando fa l'atto inconscio del vestirsi, è pari a Picasso: poiché come un artista, una parte di noi - senza però che il nostro intelletto ne sia realmente conscio - combina tra di loro colori, crea una composizione, un tema, un motivo. Il vestirsi è, infatti, un atto artistico, sebbene inconscio: e come tale, riesce veramente bene allorché l'involontario artista che è in noi è maturo, allorché è davvero libero rispetto alle influenze esterne, allorché ha affinato, col tempo e con l'esperienza, gusto, originalità, freschezza; e anche capacità di mutare, da un giorno all'altro, linee e colori, senza però mutare nel profondo il proprio stile: proprio come l'artista che, di quadro in quadro, riesca ogni volta ad essere orginale, sciolto, intenso, e tuttavia sia sempre riconoscibile grazie al proprio inconfondibile «tocco».
Ogni mattino infatti ci regala un nuovo inizio: come l'artista che si sieda di fronte alla tela bianca, ma dentro la quale egli vede già i quadri fatti in precedenza, anche noi, nell'abbinare gli abiti del nostro guardaroba, ci rifacciamo a quel che già abbiamo indossato, ma ogni giorno reinventandolo ex novo. Gli artisti più monotoni e noiosi, sono quelli che ripetono sempre lo stesso quadro: così, alcuni di noi si vestono sempre con gli stessi colori, con gli stessi abiti: per pigrizia, per paura del nuovo, per incapacità di rinnovarsi.
Il vestirsi è un momento intimo e insieme di rimessa in gioco del proprio «io»: poiché è il momento in cui noi sappiamo che ci prepariamo a uscire da noi stessi, per calcare le scene di quel teatro che è la società. A volte il vestire traduce un momento di malinconia, a volte di stanchezza, o di noia: a volte invece è segno di allegria, di sfrontatezza, o di voglia di sedurre. Come un artista mescola i colori sempre uguali, ma sempre diversi negli abbinamenti, della sua tavolozza, così ognuno di noi mescola abiti che già conosce, ma facendoli ogni volta rivivere per quel giorno, per quella sera: ogni giorno è infatti un'occasione unica, che non va sprecata, né sottovalutata, come un artista non sottovaluta neppure la più insignificante tra le sue opere. E, come ogni artista nel mezzo del suo lavoro, non bisogna pensare troppo a ciò che si fa, mentre ci si veste: ma lasciare semplicemente che questo accada, come un'epifania. E cercare di non essere difficili, né in balia dei tanti influssi che l'esterno ci rimanda in continuazione. Bisogna cercare di essere svincolati da ogni reale contesto della vita e dell'eleganza, affidandosi a quell'indicibile e personale azione del vestire, che è una sottile magia, un miracolo se ben compiuto. In fondo l'abito ci accompagna tutto il giorno, quindi deve essere prima di tutto una fonte di energia: tant'è vero che con un abito sbagliato, spesso noi ci sentiamo fuori posto, e anche il nostro pensiero non funziona bene.
Il vestire è qualcosa di più di un addobbo: è una parte poetica di noi.
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