Quando andare in classe diventa pericoloso

La tragedia di Rivoli ha squarciato il velo della rassegnazione. Ovunque, lungo tutta la Penisola, si avverte una sorta di indignazione e anche di paura. Molte scuole non sono sicure o almeno non sono all’altezza di una società civile. Lo dicono i dati, lo dimostrano i fatti. Accanto a questa realtà, però, si avverte una sorta di psicosi collettiva fatta di segnalazioni ai vigili del fuoco di crepe ritenute improvvisamente pericolose da parte di presidi impauriti.
Non mancano le iniziative di protesta, come «Imparare sicuri» organizzata da Cittadinanzattiva a cui oggi parteciperanno 10mila scuole italiane. «Quanto successo a Rivoli – si legge in una nota - mostra ancora una volta che le situazioni di insicurezza sono gravemente diffuse e spesso sottovalutate». Dal monitoraggio di Cittadinanzattiva risulta che una scuola su tre presenta crolli di intonaco, più della metà è priva dei certificati di agibilità statica e agibilità igienico-sanitaria, il 64% non ha il certificato di prevenzione incendi. Incalza Codacons che stima insicure e bisognose di interventi urgenti 31.500 scuole italiane, il 75% del totale. Poi l’iniziativa minacciosa: «Se non verranno effettuati interventi urgenti, chiederemo la chiusura o il sequestro delle strutture a rischio». Su www.codacons.it c’è già un questionario che i genitori possono compilare per valutare il livello di sicurezza delle scuole frequentate dai figli.
Ma se le associazioni si muovono - è il caso di dirlo - dopo il morto, gli studenti reagiscono da anni allo stato di degrado in cui sono costretti a vivere quotidianamente. Basta leggere su internet i «Libri bianchi» sull’edilizia scolastica di diverse regioni. Scorrere le denunce degli studenti è istruttivo. Esagerano, a volte, ma spesso ci azzeccano. Come nel caso della scuola della Villa reale di Monza in cui una ragazza chiede aiuto per una situazione insostenibile.

Oppure il caso dello scientifico Croce di Roma dove, nel giardino adiacente alla scuola, troneggia un traliccio di alta tensione con la scritta: “Pericolo di morte”. Una foto accompagna la denuncia ed è tutto vero, confermato dal preside dell’istituto che ha chiesto mille volte il suo spostamento: i ragazzi in quel prato ci fanno ginnastica.

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