Ma quando arrivano (davvero) i giovani?

Ma quando arrivano (davvero) i giovani?
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Che David sono stati questi di una 69esima edizione la cui diretta su Rai1 ha battuto ogni precedente record di spettatori? Da un punto di vista contenutistico, i due grandi vincitori di quest'anno, C'è ancora domani (6 David) e Io Capitano (7 premi) hanno proposto due temi - quello, diciamo così, neofemminista, di Paola Cortellesi e quello sui migranti di Matteo Garrone - che intercettano bene lo spirito del tempo con il relativo dibattito all'ordine del giorno. La loro vittoria non è però da attribuirsi solo all'argomento «giusto». A essere riuscita è la trasfigurazione, da una parte, in C'è ancora domani del discorso femminista in chiave sia (auto)ironica sia rifacendosi a un cinema del passato in bianco e nero che è stato avvicinato, anche all'estero dove sta avendo molto successo, a un'idea neorealista; e, dall'altra, del realismo magico di Io Capitano, un road movie in versione picaresca con i due protagonisti in viaggio dal Senegal alle coste italiane. Un classico romanzo di formazione che, non a caso, è stato a un passo dal conquistare l'Oscar per il miglior film internazionale. L'(auto)ironia di Paola Cortellesi, usata spesso sul palco, è stata però anche rivelatrice di un problema nel cinema italiano quando s'è trattato del David come migliore regista esordiente. «Io ho fatto questo film alle soglie della menopausa, ma auspico che gli esordienti giovani abbiano la possibilità di avere sempre un sostegno per raccontare nuove storie». Paola Cortellesi, 50 anni, se la giocava con Giuseppe Fiorello (55), Michele Riondino (45), Micaela Ramazzotti (45) e Giacomo Abbruzzese (40). E la media dell'età dei registi esordienti vincitori di un David nell'ultima decade è di quasi 40 anni. Nonostante gli sforzi della presidente e direttrice artistica dell'Accademia del cinema italiano, che ha portato avanti un ricambio generazionale della giuria e che quest'anno ha introdotto il David «Rivelazioni Italiane» a sei attori emergenti, alla fine i giurati hanno dimenticato alcuni registi esordienti trentenni molto interessanti.

Penso a Simone Bozzelli (Patagonia), Alex Parroni (Una sterminata domenica), Alessandro Marzullo (Non credo in niente), e a un outsider come Tommaso Santambrogio (Gli oceani sono i veri continenti). Rimane aperta la domanda in copertina dell'ultimo numero della rivista sul cinema italiano di Cinecittà Ottoemezzo diretta da Gianni Canova: «Ma quando arrivano i giovani?».

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