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Quando Buzzati s’inventò Orsopoli

Dino Buzzati scrisse «La famosa invasione degli orsi in Sicilia» nel 1945, cinque anni dopo aver pubblicato «Il deserto dei tartari». La prima è una fiaba, che del racconto fantastico non sembra avere tutta l’ingenuità; il secondo è un romanzo, in cui Buzzati spesso e volentieri narra vicende tratte da un iperuranio fantastico. In entrambi i testi, tuttavia, è ripreso il tema del «fuggire del tempo» e dell’imprigionamento entro l’attesa di un evento spettacolare e utopico. Nessuna netta cesura, dunque, tra i due volumi in cui altri sfondi comuni sono la morte in battaglia e la lotta spirituale e morale. La copertina del libro «La famosa invasione degli orsi in Sicilia» che racchiude la fiaba fu illustrata dallo stesso Buzzati (giornalista e pittore, oltre che scrittore) e raffigura una sorta di «orsopoli» con tanto di navi, draghi e treni. Da qui, atteggiandosi a sommo demiurgo, Buzzati ci accompagna lentamente entro un mare di pura fantasia in cui nuotano maghi, gatti che parlano e cinghiali volanti.

Il Re Leonzio, capostipite di un folto gruppo di orsi, dopo il rapimento del figlioletto Tonio, comincia le ricerche dello stesso ed entra in guerra con il Granduca di Sicilia. La vittoria finale insedia Leonzio sul trono di un regno stravagante e già estinto, mentre gli orsi degenerano nell’assimilazione dei vizi umani e nella loro messa in pratica.

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