Politica

Quando il cattivo maestro è l'uomo che ti ha dato la vita

Giovani senza valori e senza prospettive: certamente è vero, ma qual è la ragione di queste assenze? Per non girare troppo intorno a un problema cruciale del nostro tempo, alla domanda rispondo così molto sinteticamente: scarsa o quasi nulla conoscenza della storia. La più evidente e drammatica conferma di ciò si ha nella denuncia, avvenuta alla vigilia delle devastazioni provocate dai manifestanti del centro sociale milanese Conchetta, di Valerio Ferrandi, figlio di quell’allora giovane negli anni ’70 immortalato nel gruppo di criminali con la pistola P38 puntata verso le forze dell’ordine e inermi cittadini in una strada di Milano.
Il figlio segue le orme del padre: anche lui nell’illegalità, anche lui arrabbiato contro quel mondo borghese che lo fa vivere nella democrazia, anche lui con armi improprie, il cui uso è considerato l’unica possibilità di confronto con chi la pensa diversamente e rispetta le leggi.
Facile, a questo punto, evocare l’antico detto secondo il quale le colpe dei padri ricadono sui figli. È probabile che il papà Ferrandi abbia trasmesso al figlio la passione rivoluzionaria, l’odio per il mondo borghese di cui fa parte, la violenza come scelta per la soluzione del conflitto. Potrebbe accadere, dunque, che in una società come la nostra, in cui la figura paterna con la sua autorevolezza è pressoché scomparsa, ricompaia in situazioni nefaste, appunto come quelle in cui un giovane viene allevato nel rispetto e nell’amore per il mito della rivoluzione.
Ma l’educazione di un giovane è complessa e, anche se orientata dal padre, ha innumerevoli canali formativi, talvolta più decisivi e suggestivi di quelli che provengono dalla figura paterna. Il cammino per sviluppare la consapevolezza critica di sé è inequivocabilmente tracciato dalla conoscenza della storia e dal modo con cui si fanno i conti con essa. I ragazzi di oggi vivono invece come se fossero dentro a una bolla d’aria che galleggia nel vuoto, senza nessun ancoraggio alla realtà storica. E quando non si ha coscienza che la propria identità è sempre storicamente determinata, non solo non si comprende il tempo in cui si vive, ma si è totalmente privi del sentimento del futuro.
Dunque, quando si parla di mancanza di valori nella gioventù odierna, le cause si devono riconoscere nell’ignoranza del sapere storico. Facile, allora, che questo vuoto possa anche essere riempito da interpretazioni fasulle e mistificatorie del passato. Esiste una minoranza significativa di giovani d’oggi che mitizzano gli anni ’70, come quelli dell’impegno, della libertà, della lotta per l’emancipazione, insomma, dei veri valori che dovrebbero essere riportati in questi anni di corruzione, di sfrenato consumismo, di politica effimera, di illibertà diffusa. Per tanti ragazzi (alcuni forse anche in buona fede) gli anni ’70 rappresentano il paradiso perduto da prendere come modello per il proprio impegno sociale.
È un disastro generazionale a cui è difficilissimo porre rimedio: da un lato giovani assenti, privi della più elementare responsabilità civile, dall’altro giovani che nella più profonda mistificazione ideologica ripercorrono strade tragiche. Oggi una tragedia grottesca: i manifestanti del centro sociale nei loro slogan, con i loro vandalismi ripetevano un copione già visto come se il tempo non fosse passato, come se niente fosse cambiato da allora. Ma almeno negli anni ’70 dominava un’ideologia comunista internazionale a cui i nostrani rivoluzionari potevano fare riferimento. E oggi? Il copione recitato non ha orizzonti ideologici autentici, non ha un riferimento nella politica internazionale... Nulla, la banalità della violenza come unica motivazione nel vuoto della consapevolezza storica.
Dietro quest’ignoranza fa capolino la farsa. I rivoluzionari di oggi si mettono in prima fila, non tanto per guidare la manifestazione quanto per farsi riprendere dalla tv.

I più scaltri e cinici tra loro, cioè i capi, sanno che non cambieranno il mondo, ma che potrebbero essere protagonisti di una trasmissione televisiva di denuncia e di protesta, di approfondimento: e domani chissà! Non conoscono la storia, ma conoscono bene il Grande fratello e l’Isola dei famosi.

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