A rischio il rientro dalle vacanze di ventimila italiani: la convocazione del governo per il 6 settembre non ferma i sindacati della Tirrenia, decisi a scioperare il 30 e 31 agosto, lasciando a terra migliaia di passeggeri col biglietto in mano. Sciopero illegittimo per il ministro dei Trasporti, che invita a differirlo perchè la fascia di garanzia estiva scade solo il 5 settembre, e «irresponsabile» per il patron della Moby, Vincenzo Onorato, aspirante acquirente della Tirrenia, ma senza la controllata siciliana Siremar. Intanto, Mediterranea Holding, la cordata guidata dalla Regione Sicilia, studia una nuova offerta per tutti gli asset, Siremar compresa, mentre per la compagnia di navigazione spunta il «modello Alitalia».
Il governo, dunque, prende decisamente il timone della vicenda Tirrenia, dopo la mancata privatizzazione e la dichiarazione dello stato di insolvenza dellazienda controllata dal Fintecna, società del Tesoro, con il sottosegretario allo Sviluppo Economico Stefano Saglia che mette le mano avanti: «Io temo che non ci siano soluzioni diverse che quelle perseguite in altre situazioni, come ad esempio Alitalia, dove si è creata una bad company e una good company, cioè capire dove sono gli asset positivi». Più sfumata la posizione del ministro dei Trasporti Altero Matteoli, che rinvia la questione a un successivo approfondimento: «Abbiamo convocato i sindacati per il 6 settembre perchè stiamo lavorando in questi giorni per poter dire loro quanto abbiamo fatto».
Doveva essere la condizione necessaria per la revoca dello sciopero, ma ora non basta più: «Il 6 settembre - sostiene il leader della protesta, Giuseppe Caronia, segretario generale della Uilt - il ministro non avrà sicuramente niente di nuovo da dirci rispetto a una data antecedente al 30 e al 31. Evidentemente si vuole sfidare i lavoratori minacciando come se fosse una clava qualche provvedimento coercitivo: ma se ci precettano andiamo lo stesso allo sciopero» perchè «il diritto dei lavoratori di lottare per il proprio posto di lavoro è, secondo me, prevalente su quello della libertà di movimento».
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