Quando la Champions diventa una sagra paesana

nostro inviato a San Marino

Sul retro del campo, a due metri dalla linea del fallo laterale, due signori cinquantenni con pancetta regolamentare stanno impegnandosi allo spasimo nella tradizionale sfida del mercoledì sera a tennis. Alle spalle del portiere (nel senso letterale della parola, proprio un metro dietro la porta), invece, alcuni ragazzini stanno allenandosi a tiri in porta; portiere volante però. Perfetta, invece, la tribuna stampa: certo, le sedie bianche in plastica sui tavolacci di legno fanno molto sagra della piadina, quella di un cronista locale rotola rovinosamente giù dal sopralzo di compensato e un computer viene colpito dal rinvio alla viva il parroco (del resto l'allenatore di casa si chiama Sperindio) di un giocatore della squadra ospite.
Però, è rigorosamente Champions League. Sì, quella di Messi e di Ibra, di Cristiano Ronaldo e di Kakà, del Manchester, del Barcellona, del Chelsea, di tutte le altre big e della finalissima di Roma. Sì, quella della musichetta della sigla televisiva e del logo con il pallone fatto con le stelle d'Europa. Come, peraltro, testimoniano anche i biglietti e gli accrediti, tutti rigorosamente griffati dall'Uefa. Così come la terna arbitrale, il quarto uomo e il delegato. Insomma, è Champions, Champions vera.
Per arrivare a Ibra e Messi, per toccare Cristiano Ronaldo e Kakà, per vedere la finalissima, però, si parte da qua, dal campo di Montecchio, frazione di una delle località della Repubblica di San Marino, in cima al monte Titano, a due passi da Borgo Maggiore. Terreno di gioco in sintetico, tribune un po' improvvisate e all'esordio in campo internazionale, visto che l'Olimpico della Repubblica del Titano è in ristrutturazione. Molti spettatori non lo sanno e sbagliano stadio. Un quadro che, se possibile, rende questo primo turno preliminare di Champions League ancor più surreale e affascinante, epico e incredibile.
In campo ci sono il Tre Fiori, campione sammarinese che vale 50 punti nel ranking Uefa (per la cronaca, il Barcellona è a 121.853 punti) e i ben più quotati campioni di Andorra del Sant Julià, che invece sono a quota 100. E si vede subito che gli arancioni di Andorra sono più organizzati: a differenza dei sammarinesi (peraltro rinforzati per l'occasione da nuovi arrivi dal Cesenatico e dal Del Conca, che sono un po' gli stranieri della squadra, mentre è stata bocciata l'ipotesi di mettere in campo come fantasista Gene Gnocchi, sì proprio lui), hanno i propri nomi sulle maglie. E pazienza se sono i nomi di battesimo: Alejandro, Jorge, Diego e via di questo passo. Così come si capisce che sono messi meglio a livello internazionale dal fatto che l'arbitro croato li favorisce smaccatamente regalando loro un rigore inesistente. E i cinquecentosessantaquattro (564) spettatori presenti che fruttano 3310 euro d'incasso per la gioia del cassiere del Tre Fiori, giustamente rumoreggiano.
L'intervallo è dedicato alla cultura. Geografica e sportiva. «Ma che Paese è Andorra?» si chiedono i cronisti più colti, ottenendo una risposta esauriente: «È una specie di Montecchio di San Marino, un posto di montagna», mentre il presidente della federazione calcistica sammarinese Giorgio Crescentini spiega sul match-program: «Sarà certamente un incontro avvincente fra due squadre che si daranno battaglia per superarsi e per guadagnarsi al termine dei 180 minuti il passaggio del turno». Preparato è preparato, niente da dire. Profetico un po' meno: «Sarà anche un incontro all'insegna del fair-play che mai deve mancare in un incontro di calcio, sia a livello internazionale che nazionale e per di più fra due Federazioni amiche». Saranno pure amiche, ma finisce con un espulso, quattro ammoniti per fallacci, un paio di infortunati e un po' di tensione di troppo.
Intanto, in campo, il Tre Fiori pareggia meritatamente. Guidato da un ottimo Ballanti («uno che ha giocato anche in C2») che sprona i compagni in campo, facendo sentire la sua voce a tutto il pubblico: «Ma chi se ne frega?» dice a uno dei suoi; poi esorta un altro, riferendosi a un avversario andorrano: «È un giocatore disperato che non sa cosa fare. Dai che jelo facciamo»; poi, dopo il pareggio, realista: «Non facciamo cazzate ora...». Finisce 1-1, secondo storico pareggio a fronte di una ventina di sconfitte fra Uefa e Champions per i sammarinesi, che fra l'altro avrebbero strameritato di vincere.

Ritorno la prossima settimana a Andorra.
Per la cronaca, il gol del Tre Fiori è stato segnato da Matteo Andreini, classe 1981, uno che potrà raccontare per tutta la vita il suo gol in Champions League. Di cui, per ora, è anche capocannoniere.

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