Quando le donne genovesi portavano i «mezzari»

La parola viene dall’arabo mi’ zar, che si è poi trasformata in mésere, in mesaro: per poi assumere la sfumatura genovese di «meisau» o «meizao». Insomma, lui, il mezzaro. E chi a Genova non ne ha sentito parlare? Domanda ambigua, in verità. Perché se tutti hanno ben presente i teli spessi e colorati che all’uso proteggono i divani dalle unghie del gatto, è anche vero che il mezzaro, quello originale, è tutta un’altra faccenda. Nato appunto in Oriente, il mi’zar era il mantello che avvolgeva le donne ai tempi di Maometto; e in questa forma passò poi in Occidente, dove si diffuse a partire dal XVII secolo. Il mezzaro è al centro della mostra «Donne e Fiori nel Mezzaro Genovese. La raccolta Bignami» che verrà inaugurata oggi (ore 18) alla Galleria Arte in Porto - Marina Genova Aeroporto di Sestri Ponente (fino al 16 maggio). Un percorso tra preziosi tessuti, dipinti, disegni ed acquerelli, incisioni, ceramiche, fotografie e manifesti, libri, tutti rigorosamente uniti dal fil rouge di queste stoffe affascinanti, tripudio di colori, fiori e animali. Troviamo le «Indiane» (gli «originali» provenienti dall’India) che tra i motivi principali hanno il disegno kashmir e l’Albero della Vita, quest’ultimo ripreso dall’albero fiorato dei mezzari genovesi; poi i mezzari, appunto, che a Genova le donne indossavano piegato a metà, fissato sul capo da uno spillone e ad uso mantello; infine i pezzotti, più leggeri e di dimensioni ridotte. Ma l’anima della mostra è lui, Giuseppe Bignami: un collezionista e ancor più un artista, eclettico, colto, entusiasta, che si bea dell’immortalità del bello; che offre un patrimonio di valore inestimabile, ereditato dalla nonna Ester e gelosamente custodito dal secolo scorso, cui si sono aggiunti pezzi acquistati nel corso degli anni.
«Abbiamo sempre avuto una parete, in casa, destinata ogni anno ad un mezzaro diverso - scrive nel catalogo - ed era nella stanza della musica, per cui tanti motivi (musicali) venivano a fissarsi sulla nave, sull’elefante bianco, sulla giraffa». Eh sì.

Perché l’iconografia è tutto fuorché monotona: esistono 13 famiglie di mezzari che in base all’immagine nel quadrante in basso a sinistra lo definiscono; ecco allora l’albero fiorato, l’albero vecchio, la nave, le latanie, le scimmie rosse, il macaco, le rose, le vacchette, la nave la caccia, le scimmiette, il minareto, l’elefante bianco. Una ricca simbologia carica di fascino e mistero.

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