Sport

Quando i campioni parlano con le mani

La moda che tocca soprattutto il mondo del calcio è diventata prepotente grazie alla televisione. E consente di arrivare subito al cuore dei tifosi

Quando i campioni parlano con le mani

L’ultimo in ordine di apparizione su questi schermi è stato David Trezeguet. Nell’era dei pizzini, degli sms e delle intercettazioni, gli abitanti dello sport, soprattutto del calcio, hanno messo in rete la loro messaggistica particolare. Dunque il francoargentino della Juventus ha salutato l’azienda bianconera mostrando per tre volte consecutive le cinque dita per un totale di quindici, i suoi gol nella stagione agonistica appena conclusa, e poi portando la mano sinistra tra l’indice e il pollice del palmo destro, a dire: me ne vado, mi fate smammare, ingrati. Un gesto di scarsissima tecnica, ma di facilissima illustrazione che va ad aggiungersi ai mille e più che ormai fanno parte del repertorio calcistico globale. Non c’è altra disciplina sportiva, infatti, che si segnali per questo tipo di comunicazione visiva, folkloristica, a volte volgare, goliardica, comunque infantile. Il football, dunque, è entrato grandiosamente nel mondo della televisione, non soltanto per la battaglia dei diritti di diffusione ma per lo spettacolo(ino) che i suoi attori sono in grado di allestire.

Il gesto è diventato la forma migliore e più comoda per comunicare al pubblico, agli amici, ai parenti, ai datori di lavoro quello che passa per la testa, sempre che la stessa in quel momento funzioni a regime. Sembrano lontanissimi i tempi in cui Juary, attaccante dell’Avellino, dopo il gol inscenava il balletto tribale attorno alla bandierina del calcio d’angolo. Venne un giorno Fabrizio Ravanelli che decise di festeggiare uno dei suoi migliori gol mascherandosi il volto con la maglietta. Al di là degli afrori e umori relativi, il gesto diventò un cult, un must al punto che anche il figlio di Ravanelli prima di andare a nanna, tra le risate oceaniche salutava gli astanti coprendosi il viso con il pigiama.

Mille gli esempi, divertenti per il pubblico, divertiti per gli interpreti. I calciatori del Bari inventarono il trenino, quello tragico delle feste al ritmo di samba, ma con una versione montessoriana, non in piedi ma acculati sul terreno di gioco. Per restare in samba, nel mondiale del 1994 in America, il brasiliano Bebeto celebrò la nascita del proprio figlio mimando con le braccia il gesto della ninna nanna subito affiancato dai suoi sodali campeones. L’istantanea si è ripetuta, su campi di ogni dove, tutte le volte che un calciatore è divenuto papà. Per variare sul tema Francesco Totti ha inaugurato il pollice di gradimento, prima riservato a Cri-stian poi a Chanel, gol e ciuccio, un Pupone in piena regola, ventiquattro volte con il dito in bocca quest’anno, si annunciano repliche, Ilary Blasi consenziente.

Dal dito alle braccia, tutte e due, aperte come un aereo in fase di decollo, Vincenzo Montella non vi ricorda nulla? Stando agli storici e agli statistici del calcio ci fu un altro grande interprete del gesto, parliamo dell’interista argentino Rambert, detto per l’appunto avioncito e disperso nei cieli del football mondiale dopo breve sorvolo nel campionato nostrano. L’Inter ha offerto un buon casting alla Patria. Moriero fu tra i primi a farsi lustrare le scarpe per festeggiare un gol in piroetta, in perfetto barocco leccese, Oba Oba Martins ha fatto tanti di quei salti mortali da riuscire a superare la Manica direttamente da Milano a Newcastle. Dopo di lui, Makinwa e altri esperti nel genere saltimbanco. Tralascio i tatuaggi, le fascette ferma zazzera, tutto materiale che contraddistingue il calcio italiano con rari esempi trasferiti nei campionati forestieri, provo a tornare nel circo pallonaro. Batistuta è passato dalla storia alla cronaca per tre figure artistiche: 1) la mitragliata dopo il gol, poggiando un ginocchio sul prato e prendendo la mira, 2) le mani portate agli orecchi (sempre dopo un gol) per ascoltare l’urlo festoso del popolo, gesto immediatamentemutuato da altri mille colleghi dell’argentino in ogni dove, 3) il dito indice, ritto, verticale, davanti alla bocca per zittire il pubblico molesto del Nou Camp di Barcellona, dove la Fiorentina e Batigol avevano appena messo un pallone in porta. Anche in questo caso, come nella figura 2, il gesto è stato clonato nei secoli. Si potrebbe aggiungere un punto 4, il bacio della vera, dell’anello nuziale, per dimostrare l’amore per chi è rimasta a casa e davanti alla tivvù sta soffrendo e tifando, contando anche il denaro fornito da quel gol.

Resto a Firenze, Luca Toni ha strappato un contratto pubblicitario sontuoso con la ditta di patatine ripetendo nello spot il gesto della trottola con la mano destra vicino all’orecchio, cosa che è piaciuta così tanto che anche Eto’o l’ha voluto ripetere con il blaugrana del Barcellona.

Alberto Gilardino si èmesso a suonare il violino, come un musicista ogni suo gol porta all’incantamento, è melodia, è un pentagramma, uno spartito, Stradivari da Cremona non poteva immaginare di avere allievi nel Biellese. Del Piero mostra la lingua non al medico, ma a chi gli vuole male, all’Alex tutto acqua (sponsorizzata) e sapone.

Kakà prega il cielo, purché non si metta a piovere, nessuno bacia la terra, di esclusiva pertinenza - il bacio, non la terra - di personaggi più illustri; al massimo è consentita una lieve carezza al prato, al momento della discesa in campo, seguita da segno della croce e, a volte, da imprevedibile sputo salivare e sistematina del sospensorio, sempre uomini-machi sono. Il british Fowler si rese famoso con una sniffata in campo, lungo la linea bianca dell’out, tanto per maramaldeggiare chi gli aveva affibbiato l’etichetta di festaiolo drogato; Gascoigne, grande esperto di pub e affini, celebròun fantastico gol alla Scozia, nel campionato europeo del Novantasei, coricandosi, disteso, sul prato del Wembley che fu e sottoponendosi al rito dell’imbuto, come si usa nei bar, su una sedia da barbiere o dentista, versando bibite alcoliche, appunto con l’imbuto, in bocca al predestinato. Nell’episodio Gazza venne ingozzato d’acqua. Dal diario mondiale si annota l’urlo liberatorio di DiegoArmando Maradona direttamente nell’obiettivo della telecamera a Usa 94, prima della squalifica per doping. Tra i portieri rarissimi casi di esibizionismo, resta memorabile una parata di Higuita, effettuata con i due talloni, dopo salto mortale, roba da provocare un infarto a Zoff e Jascin. Dal che si deduce che, se il mondo è vario, il calcio è avariato.

Ovviamente, come al circo, si replica.

Commenti