Da una parte, nel rango più basso, ci sono gli emarginati delle campagne e delle città, vagabondi, schiavi e fuggiaschi disposti a uccidere per campare. Dallaltra, nel ruolo di capi, ci sono signori a caccia di una vita avventurosa. Sono loro i membri delle «masnade», i componenti delle compagnie di ventura che nascono in Europa subito dopo lanno Mille, ma che attecchiscono e proliferano soprattutto in Italia a partire dal 1340. È qui che fra Comuni e signorotti, cè più bisogno di truppe armate, di combattenti che non aspirano alla gloria, ma che imparino in fretta le regole e le tattiche della guerra. Badano solo al bottino e ai soldi e questo spiega le nefandezze che commettono: uccidono e torturano chi tenta di nascondere i propri beni, violentano vergini e suore. LItalia dei Comuni, del campanilismo e delle rivalità è un terreno ideale, come Perugia che li chiama per liberarsi dal giogo di Arezzo. Nel tempo la loro ferocia non diminuisce, ma le «masnade» si trasformano da bande di vagabondi a «compagnie» strutturate. E si affermano i «capitani di ventura». Molti italiani, tra cui lultimo, il più celebre, Giovanni de Medici detto Dalle Bande Nere (nella foto), nella prima guerra contro Urbino nel 1516. E poi Bartolomeo Colleoni, detto «linvincibile», il capitano di ventura più famoso del 400.
E ancora Francesco Sforza, condottiero al servizio dei Visconti, che diventa in seguito duca di Milano. E infine Cesare Borgia, che con laiuto del Papa padre, Alessandro VI, diventa il «Valentino» e conquista Faenza, prende il titolo di duca di Romagna, principe dAndria e signore di Piombino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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