È stupido chiedersi se era meglio il libro o il film, ma se mi chiedete se è meglio un libro o un videogioco ci farei un pensierino. Per carità, la letteratura non può essere confrontata con nessun altro mezzo espressivo. Tuttavia questo discorso è vero quando un romanzo ha un valore epistemologico o artistico, ossia trasmette conoscenza o rappresenta un'innovazione estetica, possibilmente entrambe le cose. Per questo si insegna la letteratura.
Questo discorso non vale per nessuno dei libri che vedete in classifica di vendita. Non imparerete certo niente leggendo Camilleri o Eco o il duetto tra Gamberale e Gramellini e compagnia bella di Carofiglio e Caronipote, e nessuno li definirebbe mai opere d'arte. Una volta c'era la narrativa d'evasione, qui non evadete neppure, una noia mortale. E poi dicono che la gente non legge. Il problema è che se legge, legge questi. Non so se mi spiego, perfino il romanzo di Salvo Sottile è in classifica.
Allora, scusate, oltre alle serie tv, molto meglio i videogiochi, sia dal punto di vista dell'evasione che da quello narrativo, e perfino educativo. Infatti, prendendo le classifiche di vendita dei videogiochi, è evidente che i videogiocatori medi sono più intelligenti dei lettori medi. Vostro figlio sta troppo tempo davanti a X-Box o alla Playstation? Non ne farei un problema, né attaccherei il disco retorico opposto e complementare, da fiera del libro, secondo cui si dovrebbe leggere perché leggere è bello. Mah, dipende. Insomma, è più sveglio un ragazzo che legge Fabio Volo o uno che gioca a Grand Theft Auto 5 ? Non vi preoccupate se lo vedete in mano con un libro di Fabio Volo, e vi preoccupate se gioca a The Last of Us ? Quest'ultimo appena rimasterizzato per PS4, un gioco di zombi con una sceneggiatura da paura, batte perfino la serie televisiva di The Walking Dead . Ma per sentire le campane suonare a morto provare per credere: sono più esangui le storie degli autori italiani premiati a destra e a manca negli ultimi vent'anni degli zombi virtuali, che almeno potete pure prendere a martellate.
Tra l'altro, si noti, le classifiche dei videogiochi rispecchiano davvero la qualità dei giochi. I videogiocatori non sono pecore che corrono a comprare il titolo di cui si parla di più come la signora in libreria che chiede «il vincitore del Premio Strega» senza neppure ricordarsi il nome né il titolo (per questo mettono le fascette). Un libro, notoriamente, diventa un bestseller perché vende a non lettori, un videogioco perché vende ai videogiocatori più esigenti, e sono la maggioranza. Le riviste online di videogames sono spietate, i recensori su Youtube ancora peggio, e secondo me sono perfino più bravi dei critici letterari, potrebbero tranquillamente sostituirli e finalmente avremmo recensioni di qualità e non più pomposi sociologismi e marchette compiacenti.
Informazione en passant: non si diventa più scemi giocando, al contrario recenti ricerche hanno provato come i videogiochi aumentino le capacità cognitive. Addirittura, secondo uno studio condotto dal Max Planck Institute, i videogiochi ingrandiscono le regioni cerebrali dell'orientamento spaziale, della pianificazione strategica e della formazione mnemonica. Mentre non ho mai incontrato qualcuno diventato più intelligente leggendo Erri De Luca, casomai il contrario.
Infine, stabilito che è meglio lottare con gli zombi che leggere stronzate, ho affermato che i videogiochi sono anche educativi. Non ci credete? Prendete l'ultimo Assassin's Creed: Unity . Una figata. Vi trovate nel mezzo della Rivoluzione francese, scorrazzate in una Parigi di fine Settecento perfettamente ricostruita in scala uno a uno, dentro una trama di complotti intricatissima e una durata di gameplay di qualche mese.
Incontrerete perfino il marchese De Sade, Maximilien Robespierre e Napoleone Bonaparte in persona. Morale della favola: non staccate i figli dalla console, imparano più qui che in una lezione di storia. Al modico prezzo di neppure quattro Gramellini.
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