Quando l’Inno si cantava solo ai comizi missini

Quando l’Inno si cantava solo ai comizi missini

Stimatissimo Direttore, apprendo, con grande piacere, da «Il Giornale» di un particolare fervore e zelo anche da noi sia a destra che a manca a favore della bandiera Tricolore e dell’Inno di Mameli. Si va da Marta Vincenzi che propone di fare di Genova la Città dell’Inno ad uno stimato amico come il senatore Gigi Grillo che si batte perché venga inserito nella Costituzione. A proposito dei nostrani neopatriotardi di sinistra consentimi di far osservare le critiche di Antonio Gramsci al Risorgimento in quanto fenomeno sostanzialmente di élite che aveva escluso le masse oltreché rivoluzione sociale mancata ed il grande afflato antitaliano e antinazionale del Pci ove l’unica bandiera che doveva trionfare, come recitava uno degli inni di partito che andava per la maggiore, era la bandiera rossa. Stendiamo un velo pietoso sugli anni della contestazione sessantottina in cui l’Inno di Mameli era guardato come una manifestazione reazionaria di nazionalismo e di fascismo e le bandiere tricolori si bruciavano spesso e volentieri in piazza. Ricordo che, ancora non più tardi di venti anni fa, le uniche occasioni pubbliche, al di fuori delle vittorie della Nazionale di calcio, in cui si sventolavano i tricolori e - inframmezzato da «Sole che sorgi» e «Và pensiero» - si cantava «Fratelli d’Italia» erano, anche a Genova, i comizi di Giorgio Almirante in piazza della Vittoria e le manifestazioni del Msi dell’epoca per lo più violentemente contestate da quelli che alzavano e cantavano bandiera rossa.


Sarà pur bello che, ormai alla vigilia del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, tutti, finalmente, scoprano che l’Italia si sia desta e che dell’elmo di Scipio si sia cinta la testa ma che qualcuno non pensi di fare troppo il furbo o che tutti abbiano portato il proprio cervello all’ammasso.
Grato per una cortese ospitalità, un saluto affettuoso.
*consigliere regionale Pdl

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