Quando è l’Unità a paragonare Berlusconi ad Augusto

Caro Granzotto, non stiamo esagerando un po’? Capisco la sua amicizia con Silvio Berlusconi, ma paragonarlo addirittura a Gandhi non le pare che, per usare una sua espressione, lei l’abbia fatta fuori dal vaso?

E a lei, carissimo Grosso, non le pare che ogni tanto un po’ di celia sia necessaria, quantomeno per non morir (di noia)? Non crede che un po’ di levità, un po’ di allegrezza di pensiero torni utile per digerire la mappazza scandalistica messa su da quei guardoni gossipari dei repubblicones? Che poi, altro che Gandhi. Il nostro Papi non sfigura nemmeno davanti a Mao il quale, come ebbe a riferire il suo medico personale, dottor Li, ogni sera se la faceva con decine di belle guaglione. Non basta: afferma Eva Cantarella, docente di diritto greco, intervistata per l’Unità da Rinaldo Gianola (che inutilmente sfruculiava l’intervistata per farle dire che Papi è un cochon) lo mette, il nostro beneamato Papi, alla pari con - si regga forte, caro Grosso - Cesare e Augusto, salvo una piccola differenza che più avanti dirò. Dice Cantarella che è «deprimente pensare a uomini che esercitano la propria virilità «andando a donne», vantandosi poi del loro esercizio con uomini e donne, senza che questi comportamenti pubblici suscitino una rivolta morale generalizzata», però ammette che così vanno e sono andate sempre le cose. «Giulio Cesare era un formidabile seduttore, ma se lo poteva permettere: era un grande generale e un grande politico (proprio come Papi! ndr). Aveva vinto guerre e battaglie, era amato dal popolo per questo (proprio come Papi! ndr). Cesare non faceva nulla per nascondere le sue esuberanze sessuali (proprio come Papi! ndr). Era un leader, un uomo adorabile, seduceva tutti, uomini e donne, e non solo sessualmente (Non come Papi, che va solo con le donzelle, ndr)». E Augusto? «Appariva come un marito perfetto, difensore dei valori della famiglia, che voleva tutelare «le donne di una volta» ma a Roma tutti sapevano che non era un santo, come si dice oggi (e come ha detto Papi! ndr)». Incalza, il Rinaldo Gianola: «Assomiglia a quei personaggi politici italiani che vanno al Family Day e poi ne combinano di tutti i colori...». E Cantarella, di risposta: «È la doppia morale, non cambia mai niente anche se i tempi sono diversi. Tuttavia, nessuno si permetteva di dire nulla ad Augusto», e se i repubblicones vogliono capire, capiscano. Come vede, caro Grosso, spiccicati. Berlusconi, Augusto e Cesare. L’unica differenza è, per dirla con Cantarella, che gli ultimi due «non furono mai ricattati dalle donne, non sarebbe stato nemmeno concepibile».

Nella Roma imperiale e repubblicana, no escort. Oppure escort, ma di tratto signorile, non con quello che chiamai, meritandomi pure le rampogne, l’«esprit vajass» di certe signorine facili di letto e di ricatto coccolate a dismisura dai guardoni di Repubblica.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica