Bianca, pardon, Lissia, ci tolga il dubbio: B. e J. si toccheranno di nuovo?
«Sono due differenti prospettive di visione della stessa vicenda. La vita umana, di un uomo e di una donna. DellUomo e della Donna. Inconciliabili. Finché...».
...finché non cominciano a comunicare. Pare che ci mettano limpegno.
«Questo lo dice lei, che è un uomo. La donna è diversa».
Touché. Concordo. Ricomincio a sondare.
Non mi dirà che è un libro femminista, sulla superiore sensibilità della donna. Anzi, della Donna.
«Femminista neanche per sogno. Volevo dirti, invece, è un libro al femminile. Che è tutta unaltra faccenda».
Uno legge, e si fa unidea di sfiducia, che non vale la pena, che non cè dialogo.
«Anche questo lo dice lei, che è un uomo. Però Bianca e Jacek non smettono mai di dialogare. Cercano di capire».
Come dire: finché cè dialogo, cè speranza.
«Daccordo, purché non si prenda come un esercizio consolatorio».
La musica aiuta.
«La musica ha aiutato me a scrivere, innanzi tutto. La musica ha intervalli e silenzi, vuoti e memoria. È perfetta per sviscerare una faccenda delicata come lamore».
Questo si legge nella prefazione. Nel testo, però, più che i suoni si avvertono i silenzi. Che pesano, eccome, nel rapporto fra i due (i tre?) protagonisti-antagonisti. Lissia indugia. Questa volta non replica immediatamente. Ma non è a disagio, non sa cosa vuol dire «disagio», a meno che non sia la condizione di chi le sta di fronte. O di colui con cui dialoga sulla pagina scritta, per interposte persone. Lui, in fondo, - ne è perfettamente convinta - è quelluomo che «inaspettatamente si disarma lentamente e mentre accade non può essere che amato, come avviene sempre a chi si arrende senza condizioni». Pura essenza di ottimismo, altro che sfiducia. «Volevo dirti», e non ci sono riuscito-a? Neanche per sogno: volevo dirti e ce lho fatta, perbacco! Volevo, ora voglio, forse, chissà.
«Il mattino dopo Jacek suonerà alla porta» confessa Bianca, cioè Lissia. «Forse mi ha convinto». Lo capisci in fondo alla prefazione. Ma ora cè da leggere il libro.
Ferruccio Repetti
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