Quando la mediazione familiare è affidata soprattutto al buon senso

Il valore della mediazione familiare come strumento di gestione del conflitto è l’argomento del seminario «la mediazione familiare e il conflitto: verso la cultura del buon senso», promosso e organizzato dall’Associazione Ohana e in programma venerdì, alle 14, a Villa Zerbino. Dopo la recente introduzione nell’ordinamento italiano della mediazione obbligatoria in materia civile e commerciale (esclusi separazioni e divorzi), per al prima volta magistrati, psicologi, politici, avvocati, mediatori e assistenti sociali si confronteranno sull’importanza della mediazione familiare nella gestione dei conflitti, ciascuno portando il contributo della propria esperienza professionale. Introdurranno i lavori Anna Maria Calcagno, avvocato matrimonialista e presidente dell’Associazione Ohana, e Francesco Mazza Galanti, giudice che è stato per anni punto di riferimento della sezione Famiglia del Tribunale di Genova, attualmente giudice della Corte d’appello penale. I successivi contributi saranno affidati a: Marino Maglietta, presidente dell’Associazione «Crescere insieme» e ideatore della legge sull’affidamento condiviso dei figli; Arturo Sica, psicologo e psicoterapeuta, direttore del Centro «White Dove»; Lia Mastropaolo, mediatrice familiare e direttore della Scuola genovese di mediazione; Ilaria Caponetto, psicologa; Morena Steri, avvocato penalista. Sono previsti, fra gli altri, anche gli interventi dell’onorevole Silvia Costa, parlamentare europea, e della senatrice Roberta Pinotti, della Commissione permanente Difesa.
«L’auspicio dell’Associazione Ohana che ha sede a Genova ed è presente anche in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna - sottolinea in particolare Anna Maria Calcagno - è quello di diffondere la cultura della mediazione familiare, che è un intervento professionale rivolto alle coppie e finalizzato a riorganizzare le relazioni familiari in presenza di una volontà di separazione e/o di divorzio.

Inoltre, l’intento è anche quello di realizzare una sinergica collaborazione tra professionisti, pur nel rispetto dei differenti compiti e ruoli: sebbene la mediazione si svolga in un contesto protetto completamente avulso dal contesto giudiziario - aggiunge la presidente di Ohana - occorre ricordare che il testo dell’accordo finale raggiunto in mediazione dovrà essere formalizzato dall’avvocato della coppia, esterno al percorso di mediazione, per essere trasfuso nel ricorso per separazione consensuale, che verrà omologato dal tribunale».

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