Se nella nostra regione i prezzi sono mediamente più alti che in altre zone, e Genova spesso si conquista il triste primato di «città più cara d'Italia», il colpevole non è l'inflazione, il petrolio o la corsa interminabile del caro vita, ma un potentato economico che agisce in condizione di monopolio da Sarzana a Ventimiglia: Coop Liguria. La denuncia, documentata con nomi, cognomi e cifre, viene dal libro «Falce e carrello - Le mani sulla spesa degli italiani» di Bernardo Caprotti (Marsilio Editore). Caprotti non è uno sconosciuto nel panorama industriale italiano. Infatti è il titolare dei supermercati Esselunga e il suo libro nasce più che altro come sfogo per raccontare a tutto il Paese di che cosa è capace la macchina bellica di Coop Italia che, come si domanda Geminello Alvi nella sua prefazione al volume, «con un fatturato di oltre 12 miliardi di euro, rientra ancora negli scopi di mutualismo che giustificano i privilegi fiscali, e non solo, di cui gode?».
La domanda è pertinente, in quanto le Coop, espressione economico-finanziaria dell'ex Pci, poi dei Ds e oggi del Pd, approfittano del loro ridotto carico fiscale per estendersi a macchia d'olio in tutta Italia e, invece di fornire prezzi più bassi, in nome di quel solidarismo sociale che sta alla base della loro costituzione, fanno di tutto per consolidare un monopolio della distribuzione che si manifesta con un rialzo artificiale dei prezzi. E l'esempio più eclatante di questo andazzo, ma guarda il caso, è proprio in Liguria. «All'inizio del 2006 - scrive Caprotti - avendo in programma l'apertura di un nostro negozio a La Spezia, abbiamo incaricato una qualificata società francese di rilevare lo stato del mercato in Liguria, raffrontato con altre piazze. Lo abbiamo fatto due volte. Il risultato è stato sorprendente. In quella regione il livello dei prezzi praticato dalla Coop è mediamente più alto (di una percentuale variabile tra l'8,2 ed il 20,2) che nelle altre piazze monitorate».
Perché questo succede? Perché in Liguria le quote di presenza delle Coop sono addirittura superiori a quelle di Reggio Emilia: siamo al 48,10 per cento a Genova, al 51,35 per cento a Savona e al 52,89 per cento a La Spezia. Solo Imperia, area «bianca» da sempre, si salva con un semplice 10,4 per cento. In altre parole, più aumenta la presenza delle Coop sul territorio, più si alzano i prezzi. Alla faccia dello slogan commerciale: «La Coop sei tu, chi può darti di più?».
Ma vediamo nel concreto come si muovono le Coop in Liguria, confrontando i prezzi degli articoli in comune tra gli Ipercoop liguri e quello di Sesto Fiorentino, in Toscana. Tutti, infatti, appartengono a Coop Italia, ma per qualche misteriosa ragione in Liguria i prezzi vengono aumentati. I prezzi rilevati nella terza settimana del luglio 2006 rivelano infatti che, nella Coop di Genova Rivarolo, erano più cari del 18,8 per cento rispetto a quelli dell'Ipercoop di Sesto Fiorentino, del 14,4 per cento quelli dell'Ipercoop Aquilone, del 19 per cento quelli della Coop Sanremo, del 10,6 per cento quelli della Coop La Spezia. E sapete perché nello Spezzino i rincari sono meno accentuati? Perché lì la concorrenza è più organizzata, per cui la Coop è costretta ad abbassare le proprie pretese. Il resto della distribuzione si uniforma infatti ai prezzi del monopolista
Ma quello che ha fatto uscire dai gangheri Caprotti è stata una vicenda del 1984 quando Esselunga acquistò a Rivarolo un immobile di proprietà della società Pastore & Baldazzi per aprirvi un supermercato. Non appena le Coop lo vennero a sapere, scoppiò il finimondo e, casualmente, il Comune si rifiutò di rilasciare i permessi a Esselunga. La faccenda è lunga, ma in sintesi alla fine Esselunga si vide costretta a vendere il suo immobile alle Coop che, come per incanto, subito ottennero i permessi e vi aprirono un loro supermercato.
«Falce e carrello - Le mani sulla spesa degli italiani» di Bernardo Caprotti, Gli Specchi di Marsilio, 187 pagine, Euro 13,50.
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