Quando il presente zoppica, restano solo due strade: quella della nostalgia e quella dell'utopia. La seconda corre nel futuro, e poi in fondo non sai mai come andrà a finire. La prima, invece, ha il sapore della certezza, del ricordo idealizzato, del passato, «quando tutto andava meglio».
Ecco perché una storia come quella di Grisù, Giuseppe e Maria - portata in scena da Teatro Inaria e Stanzeluminose per la regia di Nicola Pistoia, al Teatro Oscar fino al 16 marzo - sa catturare le attenzioni del pubblico di questo scorcio di nuovo, disilluso secolo.
Ci si ritrova nell'Italia «povera e appassionata» degli anni Cinquanta, a Pozzuoli, in un microcosmo popolare dove i dolori della guerra da poco finita si affievoliscono lentamente e la gente comincia a pensare di avere tutto il diritto di godersela un po'. Senza però mettere in discussione l'autorità di una Chiesa che ha ancora un forte ascendente.
In una sagrestia della cittadina campana un sacerdote viene a conoscenza, nella discrezione assoluta del confessionale, di un complicato e «disidicevole» intreccio amoroso, nel quale troneggia un fascinoso farmacista del posto. L'unico che, in quell'ingenua ed elementare provincia meridionale (dove molti mariti hanno cercato pane e duro lavoro in Belgio, come minatori, lasciando a casa mogli, come dire, incustodite) «ha studiato» e sa muoversi con scaltrezza. A fare le spese della vicenda, in cui comprare l'irrisolvibile fattaccio di una gravidanza, una giovane donna del posto. Toccherà al parroco, che conosce ogni cosa, cercare di mettere le cose a posto, in una ridda di equivoci e colpi di scena spesso comici, talvolta drammatici (viene evocata ad esempio la tragedia dei minatori italiani a Marcinelle).
A portare sul palcoscenico la piéce scritta da Gianni Clementi, penna solitamente concentrata sulle realtà romanesche e per una volta misuratasi col napoletano, è Nicola Pistoia, regista e interprete che, con Grisù, Giuseppe e Maria cerca di ripetere il successo raccolto con Muratori.
«Clementi - spiega Pistoia, che è anche regista della tv-soap Rai Un posto al sole, sempre ambientata nel napoletano - è sempre stato attratto dalle storie popolari degli anni Quaranta e Cinquanta. Questa volta, per noi attori quasi tutti romani, è stato impegnativo adottare il linguaggio partenopeo. Alla fine, pensiamo di essere riusciti nell'impresa. Il pubblico si abbandona a questo racconto di un'Italia ingenua, un come eravamo pieno di speranze, ambientato in una realtà nella quale i buoni e i cattivi si riconoscevano chiaramente. Era, quello, un mondo dove vi erano meno possibilità di scelta, ma si era più liberi. Oggi siamo invasi dall'informazione, abbiamo tutto ma in realtà non abbiamo niente. La storia offre comicità, nostalgia, senso del grottesco. E alla fine, il pubblico assiste a ben due finali a sorpresa, diciamo un finale e un finalissimo.
Grisù, Giuseppe e Maria
Teatro Oscar, via Lattanzio 58
fino al 16 marzo
ore 20.45
tel. 02- 55196754
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.