Quando la radio regalava emozioni. Con dedica

E adesso dediche a richieste». Stacco. Silenzio. Imbarazzo. «Ecccccoooo la sigla che arriva anzi non arriva e sarà che la grandine di stanotte ha picchiettato un’ pò i nostri strumenti...». Battutona, silenzio e imbarazzo. «Eccolaaa la sigla cari ascoltatori», sospirone di sollievo, «ed ecco la dedica, da Marzia a Giacobbe con tanto amore per i cinque anni di matrimonio e, mi scrive ancora Marzia, dato che ci sei, fa sapere a tutti che la credenza del salotto è in vendita per cui cari amici chi fosse interessato è pregato di lasciare il nome in regiaaaa...». Il tutto pronunciato con quel tono da gestore di una pista d’autoscontri di paese, con il loudness a mille e la cadenza da disc jockey di luna park.
Potenza e meraviglia delle radio locali, ma locali veramente, di quelle che gli inviati doc di grandi giornali e tv, negli anni Settanta, Ottanta, Novanta, massì, ammettiamolo, anche adesso, cercavano non appena venivano spediti a seguire un evento in qualche sperduta località regionale. Perché è su queste maldestre frequenze che, soprattutto una volta, assieme alle dediche e alle canzoni dei Pooh e di Riccardo Fogli e di Pupo cantante arrivavano le notizie fresche sul fattaccio di cronaca locale.
Dediche a richiesta e loudness a mille, potenza e meraviglia di un etere imperfetto che sapeva scaldare ed emozionare e avvicinare chi era in ascolto come nessun’altra radiolona super tecnologica e iper diffusa sa oggi fare. Dediche a richiesta che ancora adesso, appena ci si sposta il giusto dalle grandi città, tornano a titillare i timpani alla stessa maniera, con le medesime voci radiofonicamente approssimative di giovani conduttori a far gavetta, di conduttori meno giovani che mai spopoleranno, magari e perché no, di conduttori senza età che di mestiere fanno ben altro. Ricordo che una categoria molto presente part time davanti ai giradischi era quella degli assicuratori e non ho mai capito perché...
Dediche a richiesta che per fortuna resistono. Da un po’ di tempo tengo d’occhio una emittente che la mattina, nella mia personalissima hit del risveglio, ha sostituito network radiofonici patinatissimi e perfettissimi dove anche l’audio di una biro che cade è fichissimo.

La tengo d’occhio e mi rasserena un mondo sentire quella tipa lì con la voce persino sgraziata presentare Marzia e Giacobbe e la sciura di turno. Dedica, disco, musica e avanti così tra battutone e gesti semplici, non invadenti, gesti radiofonici che un po’ mi mancano. E tolgo il po’.

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