Noto a tutti come lautomobilista sfigato di Zelig, Diego Parassole si divide fra tv e teatro. E tiene un corso sui meccanismi della comicità alla Cattolica di Brescia.
Che metodo usa per far ridere?
«I meccanismi variano a seconda di pubblico e contesto: il teatro è diverso dalla tv, il Nord dal Sud. Il tormentone funziona in tv ma non in teatro: la gente si annoierebbe. Spesso una battuta contiene diversi meccanismi».
Un esempio?
«La comicità non nasce mai solo da quello che dici ma anche da come lo dici, ma ecco la battuta: I soldi? Servono solo per mangiare, comprare la casa, i vestiti, la macchina, portare a cena la tua donna, convivere, sposarsi, mantenere i figli, andare al cinema. Però i soldi non sono tutto. Qui gli elementi sono tre: lesagerazione della quantità di parole, laccelerazione della velocità nel pronunciarle e il ribaltamento. Funziona perché sembra che la frase si debba concludere subito, invece lelenco continua allinfinito, e alla fine si ribalta tutto».
Il suo segreto per far ridere?
«Lavorare moltissimo e cercare di stupire continuamente. La gente pensa che il comico faccia ridere qualunque cosa dica, invece dietro ci sono studio, approfondimento, autori, copioni... certo poi cè anche una componente di spontaneità».
Comici si nasce o si diventa?
«Un po tutti e due. Spesso mi fermano per strada e mi dicono: Io racconto bene le barzellette, mi porti a Zelig?, ma non basta! Bisogna essere buoni attori. Io come altri ho studiato alla Paolo Grassi».
Lei fa ridere sua moglie?
«A parte che mia moglie spesso è la mia fonte di ispirazione, e poi di solito è lei che fa ridere me, perché in genere il comico è stressato dal meccanismo della risata continua, e tutti si aspettano che faccia sempre ridere».
Infatti...
«Invece ha i problemi di tutte le persone normali: deve fare la spesa, pagare le bollette, litiga con la moglie...
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