La sinistra italiana dispone di due aziende storiche: la fabbrica del fango per sporcare chi vuol distruggere e l’impianto di depurazione per ripulire il passato sporco dei suoi nuovi alleati e affiliati. Le due aziende sono di antica data: per la fabbrica del fango ricorderete, tra i tanti, il caso del presidente della Repubblica Giovanni Leone, massacrato e infangato dal gruppo Repubblical’Espresso e risultato poi innocente. Per l’impresa di pulizia del passato vorrei raccontarvi una storia sconosciuta ed esemplare nelle tresche tra giudici e sinistra, tra Corte Suprema e giustizia rossa e smemorata.
C’era una volta un illustre giurista campano, Gaetano Azzariti, che fece gran carriera prima e durante il fascismo, poi firmò il becero «Manifesto della razza» contro gli ebrei e diventò il primo presidente del becero Tribunale per la Razza. Caduto il regime, l’Azzariti, dopo un periodo di riciclaggio nel governo Badoglio, si legò a Palmiro Togliatti che lo portò con sé come eminenza grigia al ministero di Grazia e Giustizia. E da allora la sua carriera nell’Italia repubblicana e antifascista riprese alla grande, dimenticando il nero passato. Fino a diventare, con la benedizione di Gronchi e di Togliatti, il primo presidente della Corte Costituzionale (dopo il breve preludio di Enrico De Nicola). Carica che tenne fino alla sua morte, il 1961. Nessuno mai lo contestò da sinistra per il suo passato «infame».
Vite stroncate per una frase razzista e carriere luminose per chi guidò il tribunale contro gli ebrei. Pensate, il primo presidente della Corte suprema della Repubblica italiana è stato il primo presidente del tribunale della razza. Ma tutto è permesso se ti ricicli a sinistra e ogni accusa è possibile se viceversa sei suo avversario. Fior di fascisti furono riabilitati dalla sinistra e fior di galantuomini coerenti furono condannati, anche a morte.
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