Quando la statistica è inutile

Nei giorni scorsi è stata lanciata Valuebet, un’applicazione per iPhone che con riferimento al calcio dei principali campionati europei aiuta a individuare le scommesse di valore, cioè quelle quote sbagliate in favore del giocatore a causa dei fattori più volte citati in questa rubrica: dalla massa degli scommettitori dilettanti che confluisce sulle grandi a prescindere dalla loro forza effettiva fino alla necessità del bookmaker di distribuire il gioco in maniera equilibrata. Corretto l’approccio, un po’ meno il discorso di merito visto che le indicazioni delle probabilità teoricamente giuste (da confrontare con quelle del banco, ricavabili da 100 diviso la quota) si basano sulle statistiche degli ultimi 5 anni integrate da indicazioni dell’utente. La pallina della roulette non ha memoria, ma ne ha poca anche il calcio: l’Inter di adesso è quasi un’altra squadra rispetto a quella di un mese e mezzo fa, non si vede come una tendenza quinquennale possa offrire indicazioni utili per la partita di stasera a Stamford Bridge. Mentre è senz’altro diverso il discorso per chi è alla ricerca di uno schema fisso di gioco, in questo caso numeri di lungo periodo possono far risparmiare tempo e denaro.

Quindi alla fine la parte veramente interessante dell’applicazione è quella che mette a confronto le opinioni dell’utente con quelle di una ventina di bookmaker internazionali. In altre parole, quello che già facciamo di solito consapevoli del fatto che la ricerca del valore sia culturalmente in contrasto con il puro divertimento.

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