Roma

Quando Veltroni il censore fece «flop» con i palmari

Il sindaco piange per i tagli di Tremonti Ma il Comune pagò tre miliardi per fare 3000 multe

Claudia Passa

«Alla gente di questo Paese si sta togliendo tutto»; pensiamo ai «giovani della periferia romana a cui hanno tolto 312 milioni di euro nella Finanziaria»; le polemiche sulla Notte Bianca? «Assolutamente ingiustificate, tutti non fanno che prenderci musate». Walter Veltroni non demorde, e a margine della presentazione di Fonopoli torna ad accusare il governo di voler affamare i comuni, prendendosela con chi aveva polemizzato con la non-stop notturna più celebre della Capitale.
Questo Giornale è fra quelli che, dopo le minacce di lasciare al buio 20mila lampioni della città, ha annoverato la Notte Bianca fra gli eventi «spettacolari» di cui il Primo Cittadino ha riempito il carnet di cinque anni di amministrazione. E così, forse a causa del «muso» dolorante (per averlo sbattuto, dice Veltroni, contro i suoi dati: una notte costata un milione di euro ne avrebbe fruttati sessanta), c’è tornata in mente una delle spese del Campidoglio che, alla prova dei fatti, s’è rivelata a dir poco improvvida. La pietra dello scandalo - difficile definirla diversamente - ha il nome di «pistola sparamulte», e l’aspetto di 600 computer palmari di cui il Comune decise di dotare la Polizia municipale alle prese con l’anello ferroviario e gli automobilisti «indisciplinati».
La tragicommedia ha inizio nel 2000 (con procedura d’urgenza), durante l’amministrazione Rutelli; ma fra alterne vicende gli apparecchi vengono distribuiti nel 2001, attivati in via sperimentale nel 2003 al I gruppo, estesi agli altri gruppi nel 2004 (ormai obsoleti), per essere usati qualche mese e niente più. Fatto sta che ben presto le «sparamulte» vengono destinate ad altra collocazione: scatoloni di cartone lasciati a far la muffa nei ripostigli dei gruppi. «Quando il Giornale denunciò la situazione - ricorda Gabriele Di Bella, segretario romano del Sulpm - si attivò perfino Striscia la notizia, e il comandante Aldo Zanetti promise che i palmari avrebbero rifunzionato». Peccato che per strada non se ne veda neppure uno. Addirittura un dirigente avrebbe trasmesso al comando una nota per lamentare che la «riesumazione» degli apparecchi è una chimera, poiché sarebbero ormai introvabili perfino caricabatterie e pezzi di ricambio.
Il bilancio ufficioso (quello ufficiale è una specie di Santo Graal) delle multe elevate grazie ai palmari si attesta attorno alle tremila, per un importo medio di 50 euro cadauna. Il costo dei computer ammontava all’epoca a circa tre miliardi di lire. Ogni multa da 50 euro è costata alle casse comunali dieci volte di più, circa 516 euro. Se i palmari hanno ripreso a funzionare, tanto meglio per i cittadini che li hanno pagati. Su quanto accaduto in passato, da tempo i sindacati chiedono di accertare le eventuali responsabilità. In ogni caso, la tragicommedia delle «pistole sparamulte» dovrebbe far riflettere a fronte di tanto catastrofismo. È un caso eclatante, e (purtroppo) non è il solo.

Nei prossimi giorni vedremo perché.

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