A desso che ha del tempo libero, perché Roma ormai l'ha trasformata in capitale perfetta e non gli dà più problemi, Walter Veltroni ha deciso di concedere un po' del suo genio al risanamento del calcio. Se ne sentiva il bisogno: nessuno aveva ancora affrontato l'argomento. Da parte sua, per farsi meglio intendere, Er Sindaco sceglie la forma che più gli è congeniale: l'enciclica papale.
Pubblicato sulla prima pagina della Gazzetta domenicale, il documento spiega come il pallone abbia «imboccato una strada che rischia di essere senza ritorno», portandolo a mostrare «il suo volto peggiore: antipatico, rissoso, prepotente». Per una personalità come quella di Veltroni, che ha costruito tutta una vita di successi sulla simpatia, sulla bontà, sul galateo, questo non è ovviamente tollerabile. Ecco allora la soluzione: servono i playoff. Via: è o non è un'idea geniale? Davvero viene da chiedersi: come non averci pensato prima?
Certo Veltroni non nega che ci siano anche altri problemi. Con molta generosità, riconosce il fastidio di questa violenza che mette in fuga i tifosi perbene, la scomodità e la fatiscenza degli stadi, e persino ammette che la concorrenza della tv possa aver concorso a ridurre di seicentomila unità il pubblico negli stadi, ma dal suo punto di vista il problema numero uno resta «la caduta di popolarità». Per un uomo dell'indole di Veltroni, insopportabile.
Ci sarebbero dei conti da sistemare, una classe arbitrale da rifondare, regolamenti da ringiovanire (i soliti esempi: moviola a bordocampo, pallone con microchip per capire quando è dentro e quando è fuori, abolizione del fuorigioco). Ma Er Sindaco non ha dubbi: bisogna riconquistare fascino e popolarità. Come? Rompendo la noia di una squadra che domina dall'inizio alla fine (e pazienza se la Juve non dorme la notte a due domeniche dalla fine). Playoff, questa la soluzione del problema.
Allora, parlandone seriamente. Sorvolando sul fatto che l'idea non è né nuova né geniale, sorvolando pure sul fatto che la noia di un grande dominatore sia tutta da discutere (annoiava il Grande Torino, annoiava Merckx, annoiava Valentino Rossi: ma di che parleremmo, allora, parlando di leggende dello sport?), e sorvolando persino sul fatto che la logica dei playoff resti fondamentalmente odiosa (perché mai uno che sta in testa per mesi deve rigiocarsi tutto in una partita?), l'enciclica di Veltroni è illuminante soprattutto su un altro aspetto: bisogna assolutamente che il Paese gli trovi al più presto il nuovo ruolo (presidente della Repubblica, presidente del Consiglio, Papa) che da troppo tempo aspetta. Roma gli va stretta. Non gli basta.
Il problema è che poi tocca allo sport sopportarlo. Quando arriva in giallorosso, Spalletti deve prima salire in Municipio a rendere omaggio. Quando arriva il cestista Bodiroga, subito dal sindaco. Quando si fa male Totti, la prima visita è del sindaco. Quando si fa male Mudingayi, arriva il sindaco.
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