«Mancano venti giorni al voto del 9-10 aprile 2006 quando sono colpito dal mio terzo infarto. Guido a Napoli la lista Democrazia cristiana-Nuovo Psi. Dopo linfarto il mio primo pensiero è che la mia campagna elettorale è praticamente finita. Il secondo è che nella mia lunga vita pubblica mi mancava lesperienza di una campagna elettorale da un letto dospedale. La passione è il miglior antidoto contro la depressione o la voglia di resa. E subito mi metto al lavoro. Organizzo la registrazione di una decina di videomessaggi e li invio alla mia struttura elettorale di Napoli. Lì si sono messi al lavoro mio fratello Lucio e mia figlia Ilaria (...). Dalla mia stanza dospedale, con laiuto costante della mia compagna Lucia, faccio quasi duecento telefonate al giorno. Responsabili di associazioni e di sindacati di categoria, punti di riferimento di ambienti professionali e popolari, consiglieri comunali dei paesi della provincia di Napoli, amiche e amici di ogni tipo vengono raggiunti dalla mia voce. Tutti continuano, così, a sentire la mia presenza e nessuno abbandona la battaglia.
Purtroppo, mentre io mi batto da una stanza dospedale, i socialisti arrancano in maniera drammatica anche per la fuga di alcuni consiglieri provinciali e regionali, e cominciano a vacillare. La lista Dc-Psi crolla alle elezioni, ma a Napoli tiene. Io vengo eletto. Da un letto dospedale vinco la mia battaglia. Ritorno in Parlamento. Con grande emozione e con grande felicità.
Il ritorno a Montecitorio, però, è breve. Il pomeriggio del 6 giugno cè il dibattito in aula sullultimo attentato ai nostri soldati a Nassirya. Devo prendere la parola per secondo, a nome del mio gruppo. Sono seduto in prima fila, aspettando linizio della seduta, quando improvvisamente mi manca il respiro. Ho un affanno crescente.
«Quando vinsi le elezioni da un letto di ospedale»
La battaglia politica e quella per la vita, dal malore alla Camera fino al trapianto
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