Quant’è cara l’immagine di Sarkò Costa 7,5 milioni. Dei francesi

Qui abbiamo fatto storie quando Berlusconi diede un passaggio, sull’aereo pubblico, al musico del cuore Apicella. Costo dell’operazione, zero: il volo comunque era previsto.
Abituati a scandalizzarci per così poco, dovremmo ritenerci molto fortunati - almeno una volta, almeno per questo - di non essere cittadini francesi. Lì, a chiusura del 2009, i conti in tasca al presidente stanno scatenando il risentimento generale. Nicolas Sarkozy e la signora Carla Bruni sono sotto accusa per gli esorbitanti investimenti di denaro statale sulla propria immagine. Sette milioni e mezzo di euro: per dirla tutta e capirla meglio, sono quindici miliardi del vecchio conio. Di fronte a simili gesti, il passaggio ad Apicella diventa scandalo da Giovani Marmotte.
Il quotidiano Le Parisien, che s’è tolto lo sfizio di quantificare l’attività autopromozionale dell’Eliseo, ha immediatamente catturato le attenzioni dell’opinione pubblica. Addentrandosi nei numeri, la gente fatica a credere. Bastano le prime anticipazioni. Per dire: Sarko non nasconde di voler rivoluzionare la comunicazione presidenziale, ma l’idea modernista del sito internet è costata quest’anno 500mila euro, il doppio dell’anno scorso, il triplo del 2007. Cittadini di Parigi e allevatori dell’Alsazia concordemente si chiedono: ma cosa diavolo ci mette in quel sito, le pepite virtuali?
Ma c’è di più. Frugando nei conti, bohémien del Lungosenna e contadini della Borgogna apprendono che dalle casse pubbliche sono usciti 50mila euro anche per sviluppare il sito della signora Carla, sito costato 50mila euro. Scontata la domanda: ma che cosa ci mette la Bruni nel sito? Soprattutto: è così fondamentale, per la storia di Francia, che Carla Bruni abbia un sito finanziato dalle casse statali? Nel complesso, senza personalizzare: ma quanto ci costa, diavolo, la superba immagine di questa coppia stellare?
Proviamo a immedesimarci. Noi, che ci scandalizziamo per l’aerostop ad Apicella. Napolitano e Berlusconi, tirando le somme di fine anno, ci vengono a raccontare che per la propria immagine spendono 7,5 milioni di euro. L’immagine è una materia molto vasta e molto vaga: nessuno però è così tordo da non comprendere che proprio per questo consente di marciarci alla grande. In quanto italiani, coviamo già abbastanza rancore per i conti della nostra politica e delle nostre rappresentanze parlamentari: sinceramente, sette milioni e mezzo per la sola immagine ci provocherebbero molto dolore.
Una volta tanto, e chissà quando mai ricapiterà, possiamo guardare la Francia a testa alta. Napolitano ha cominciato - con molta fatica, ma ha cominciato - la cura dimagrante del bilancio presidenziale. Bisogna dargliene atto. Quanto a Berlusconi, via, persino Di Pietro e Travaglio possono riconoscerlo. Avrà mille difetti, ma sulle note spese non gli si può rinfacciare niente. Lo strappo veloce ad Apicella, va bene: ma è a tutti gli effetti una barzelletta. Ai livelli più alti, quando le spese richiedono molti zeri, il premier rompe brutalmente da anni la luminosa tradizione dei profittatori altolocati di Palazzo Chigi. Usa un’abitazione sua, usa personale suo, mangia di suo. Quando invita regine e capi di Stato, apre senza problemi i suoi salotti privati, a Roma o in Costa Smeralda. Quanto alle spese d’immagine, certo ne ha: basti pensare, direbbe la satira, a parrucchieri, medici e truccatori. Ma per quanto ci faccia sorridere, questa vanità da giovanottone ha un pregio straordinario: a noialtri non costa un euro.
Con i sette milioni e mezzo scuciti ai contribuenti francesi per la propria immagine, singola e di coppia, Sarkozy e sua moglie non possono sottrarsi ai dubbi più fastidiosi. Quindici miliardi di lire sono tanti, per un capitolo di spesa così effimero e impalpabile. Davvero il sospetto è che nel calderone dell’immagine finiscano anche la bicicletta al carbonio di Sarko e la crema depilante della signora Carla («Immagine fisica»). Magari non è così, ma sarà dura spiegare euro per euro. Ai primi di gennaio, la Corte dei conti si occuperà di questo. Di spulciare le uscite, una ad una. La curiosità è enorme: se le premesse sono i due siti internet da 550mila euro, il resto può riservare qualunque sorpresa.
Qualche sospetto di avere eletto una famiglia abbastanza costosa, del resto, i francesi l’hanno avvertito già mesi fa, quando proprio la Corte dei Conti rilevò uscite esorbitanti durante il semestre di presidenza europea. Ora, le spese d’immagine.

Questi capitoli così sfuggenti, almeno all’immaginazione popolare, tipo «Immagine», «Pubbliche relazioni», «Promozione e comunicazione», già rilasciano un senso di futile e di superfluo, soprattutto quando costano cifre ingenti. Ma ancora più amara, oggi come oggi, sta rivelandosi la scoperta di una tassa tutta francese. Devono pagarsi i dritti d’immagine.

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