«Quante calunnie contro di me per farmi pagare il no a Visco»

«Parliamo di spigole? E vabbè, parliamo di queste benedette spigole che non io ho nemmeno assaggiato e che adesso andranno di traverso a quelli di Repubblica....». Fuma il sigaro e ride sornione il generale-deputato Roberto Speciale, ex comandante della Guardia di finanza, assolto dall’accusa d’aver fatto trasportare un carico di spigole fresche su un aereo delle Fiamme gialle da Roma a Bolzano. «Assolto per la terza volta, dopo le positive pronunce amministrative e della Corte dei conti. E adesso che mi chiedano scusa».
Chi deve chiederle perdono?

«Tutti quelli che hanno lanciato accuse violente, volutamente distorte e non documentate nei miei confronti. Quelli che mi hanno tradito e a cui, cristianamente, non auguro di passare quel che ho passato io ma che alla siciliana maniera ripagherò con la noncuranza. Eppoi Repubblica, che con disinvoltura ha organizzato una campagna di stampa assemblando fatti diversi spacciando prove che tali, al vaglio dibattimentale, non si sono dimostrate. La verità è che se non puntavo i piedi con il ministro Visco per salvaguardare l’autonomia della Guardia di finanza, se non difendevo il mio onore e quello dei miei uomini, a quest’ora delle spigole nessuno avrebbe parlato poiché era, è, una non notizia».
Parliamone, invece, generale.
«Ok, ok. Prima però mi faccia dire che all’assoluzione, io e i miei avvocati Antonio Maio e Andrea Longo, ci credevamo. Perché ho sempre avuto fiducia nella magistratura anche quando mi ha contestato, rinviandomi a giudizio, accuse gravi e ingiuste».

Bene. Generale, qual è la verità su queste casse di pesce?
«È quella accertata, durante il processo, dal tribunale militare. E cioè, che non vi fu alcun volo ad hoc per trasportare il pesce in montagna ma fu utilizzato l’aereo che era già stato predisposto per venirmi a prendere. E il pesce famoso non era per me o per miei fantomatici “amici” ma per i miei finanzieri che avevano chiesto ai superiori di variare, per una volta, il menu della mensa della caserma. Allora: dal 20 al 27 agosto 2005 mi sono recato in alta Italia per un giro di routine al nostro comando di Predazzo in quanto si aveva la necessità di risolvere alcuni problemi che si trascinavano da tempo. Si stava infatti studiando la possibilità di unificare le scuole allievi del corpo, di razionalizzare i lavori alla base logistica a Passo Rolle, di visionare la foresteria che avrebbe dovuto ospitare in vacanza il presidente della Repubblica».
Dopodiché?
«Arriviamo alle spigole. La sera del 24 agosto i “miei” ragazzi mi dicono se è possibile, per una volta, avere del pesce anziché i soliti wurstel, crauti e patate. Dico, va bene, se permettete ve lo offro io. Contattiamo un fornitore ittico che all’ultimo, per motivi suoi, ci dice che non può più provvedere al trasporto. Così, approfittando dell’aereo per Bolzano che già da tempo era previsto per riportarmi al comando, faccio imbarcare delle spigole. Che grave reato! Il processo ha dimostrato alla lettera che non c’è stato alcun uso privatistico dei mezzi dell’amministrazione».
Ma il video con l’elicottero da cui scendono i suoi amici...
«(Risata fragorosa). Repubblica ha mischiato le cose, i fatti, le persone. Ha costruito tante di quelle ipotesi, spesso contrastanti fra loro, che alla fine non ci si capiva più niente. Quel video era riferito a tutt’altro contesto. Non è stato complicato smontare le accuse, pezzo per pezzo, con documenti ufficiali».
Vede un collegamento con il caso Visco?
«Come si fa a non vederlo? Basta fare due più due.

Se avessi accettato il baratto del posto alla Corte dei conti in cambio di quella di comandante generale, come mi era stato chiesto, avrei evitato tre ani di calvario. E ora non staremo qui a parlarne».
gianmarco.chiocci@ilgiornale.it

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