Politica

Quante donne al volante... Ma non era pericolo costante?

Boom di tassiste, camioniste e autiste d’élite. Motivo: sono più affidabili degli uomini. C’è chi fa società con le amiche per guidare limousine e chi scende dai Tir per posare nei calendari. Sui taxi di Milano si sono organizzate contro le rapine. E qualcuna sogna già la F1

Quante donne al volante...  
Ma non era pericolo costante?

Sono belle, affascinanti, iperfemminili. E fanno un lavoro da maschio. Sono le donne che hanno scelto di non sedersi dietro una scrivania, ma di dedicarsi alle quattro ruote. Donne come le nostre campionesse di Rally Prisca Taruffi, Monica Burigo, Elena Vanzin. Ma anche come tante altre che per lavoro guidano un'auto.

Certo i luoghi comuni sono difficili da abbattere. Specie quelli creati dagli uomini. Che continueranno ad accanirsi e prendere in giro le donne al volante. Probabilmente perché non sanno che le signore che hanno fatto della guida una professione sono in costante crescita. E che, addirittura, si sono organizzate in gruppi e categorie. Spazzando via in un sol colpo due pregiudizi molto maschili. Quello del pericolo costante (la rima è fin troppo nota) e la convinzione che il gentil sesso non sappia fare squadra sul luogo di lavoro.

A dimostrarlo, ci sono varie associazioni, gruppi e società tutte al femminile. Come la «Stardriver Women and Cars», società di noleggio con conducente nata a fine 2007 dall'esperienza di tre signore. La «Stardriver», che controlla anche la «Star Tour» e la «Star Easy» (agenzia di noleggio autobus la prima e di viaggi la seconda), per ora ha tre socie, Rossana Plebani, Cristina Cavedine e Liliana Pandini, oltre alla promoter Elena Lascari. Prima di fondare la società, guidavano auto, pullman, e camion per diverse aziende. «Ero rimasta senza lavoro e avevo deciso di mettermi in proprio. Un giorno ho lasciato un bigliettino in un bar: così ho conosciuto Cristina. Dopo un periodo di rodaggio, siamo diventate socie». Ora lavorano giorno e notte, guidando grosse auto, persino limousine. Per portare in giro i clienti, per lo più uomini d'affari («Le donne sono poche...»), soprattutto stranieri.

Un'esperienza non diffusa quella delle quattro donne, anche perché questo lavoro è faticoso e comporta molti sacrifici, soprattutto per gli orari. E per avere credibilità «dobbiamo fare il doppio della fatica degli uomini». Lo sanno bene anche le 200 esponenti del gentil sesso che fanno parte dell'Associazione Donne Tassiste Italiane. Nata a Milano nel 2006 per tutelare le donne alla guida di un taxi, oggi conta diverse adepte anche a Roma, Torino, e Alessandria. «Presto saremo a Firenze, da dove ci ha contattato una collega alle prese con i problemi della maternità», racconta l'ideatrice e presidente dell'associazione Raffaella Piccinni. Che tiene a sottolineare: «Non ci contrapponiamo agli uomini, la nostra priorità fin dall'inizio è stata la sicurezza». Infatti a Milano, nel 2007, i tassisti hanno ottenuto dal Comune uno stanziamento di un milione di euro per la sicurezza della categoria (anche maschile). La prima vittoria? L'installazione di telecamere sui taxi contro le rapine. Uno strumento utile, se non altro perché le donne tassiste sono in costante aumento: più di 300 a Milano, 400 a Roma, solo per citare due casi.

Ad abbattere a colpi di blog e di testimonianze tanto grintose quanto avventurose su un lavoro di solito tutto maschile, anche le 120 camioniste del «Lady Truck Driver Team». Una squadra che ha creato il blog «Buona strada», raccoglitore di racconti ed esperienze on the road. E che trova anche il tempo di fare del bene: alcune di loro si sono fatte fotografare in un calendario a scopo benefico.

In Italia, comunque, le donne che lavorano sulle quattro ruote sono tante. Solo a Milano, l'Atm ne conta 88: tre delle quali conducono i treni della metro, le altre distribuite fra tram e autobus. Un mestiere duro. Anche per questo l'Azienda milanese ha già aperto tre nidi e le sta aiutando con programmi di sostegno. Ma parlando di donne e motori, non si può non citare due campionesse di Rally, Elena Vanzin e la Monica Burigo della scuderia Brescia Rally. E Prisca Taruffi: figlia di un grande campione degli anni '50, oggi è imbattibile sulle gare di Rally nel deserto. Niente campionesse invece nella Formula Uno. Anche se, secondo un'indagine della Shell, il 52% delle italiane adora questo sport, e il 95% vorrebbe vedere al più presto una donna gareggiare. Magari contro Felipe Massa, il campione più amato dal gentil sesso.

E per chi non fosse ancora convinto del connubio vincente donne e motori, ci sono altri numeri. Secondo una ricerca di Direct Line, quando sono alla guida le signore hanno un livello di attenzione e di prudenza più alto rispetto a quello dei colleghi maschi.

E soprattutto provocano il 15% in meno dei sinistri.

Commenti