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Quante ruote per Rossi Ora sogna anche il Rally di Montecarlo

A Monza è secondo dietro Capello, due volte vincitore a Le Mans. Oggi rush finale. «Tra gennaio e febbraio vorrei correre un rally mondiale»

Benny Casadei Lucchi

nostro inviato a Monza

C'è uno strano assembramento nel paddock di Monza, appena entrati, laggiù in fondo a sinistra. C'è Valentino. Perché gli organizzatori del rally brianzolo si crogiolano e gongolano pensando al sole alto in cielo e al sole disegnato sul casco del Dottore: perché solo per lui il pubblico è arrivato ieri e arriverà oggi per l'epilogo della tre giorni monzese.
Di Valentino parlano appassionati e no, parlano scrittori, l'ultimo in ordine di tempo è stato Alessandro Baricco, parlano tutti insomma e questo non si può spiegare solo con il binomio Rossi e Rossa. C'è qualcosa di più. C'è ad esempio che la gente ha capito la cosa più semplice e importante: e cioè che Rossi è l'onnivoro dei motori, è trasversale a tutto ciò che romba e dispone di cilindri e pistoni, non è solo una questione di Ferrari e F1. La riprova ieri, dopo il 2º posto a 8’’ dallo specialista e due volte vincitore della 24 Ore di Le Mans, Dindo Capello e dopo il siparietto fra i due: «A proposito, perché non ne corriamo una insieme?» gli ha chiesto Dindo, «con te subito» ha risposto Vale. «Sono l’unico al mondo - ha proseguito Rossi - che in dieci giorni ha guidato la Yamaha M1 da MotoGp, la Ferrari F1, la Subaru ufficiale rally e i kart da campionato». Parole dette non con supponenza, bensì nel suo solito modo franco, sincero, vero. «Perché mi piacciono le auto, perché al Mugello, alla curva San Donato, con la Ferrari staccavo a 70 metri, con le moto inizio a 200, perché la F1 è molto difficile e innaturale, perché non è normale staccare a 70 metri e tenere quelle velocità in curva, arrivi e pensi qui non giro e lei gira tanto è il grip».
Per cui sbagliato eccitarsi solo per Rossi e la Rossa, giusto invece farlo per Rossi e tutte le sue ruote, per questo ragazzo decatleta dei motori. Perché non è semplice vincere un titolo mondiale MotoGp a Valencia e tre giorni dopo balzare su una monoposto di nome Ferrari e due giorni dopo su una Subaru ufficiale e lo stesso giorno su un kart preparato per il mondiale e quattro giorni dopo di nuovo dentro la Subaru e poi, giusto il tempo di volare in Malesia, di nuovo sulla Yamaha per i test di fine novembre. Per cui, più che parlare di F1, sarebbe meglio parlare di questo decatleta dei motori, svelando un piccolo, ma significativo, aneddoto: Alassio, anno 1998, febbraio, presentazione della squadra Aprilia 250. Quel giorno la Casa veneta aveva appena finito di annunciare in pompa magna il passaggio di Valentino in 250 accanto a Capirossi e Harada. Giusto il tempo dei baci e abbracci, delle frasi di rito, di noiose interviste, di flash acceccanti ed eccolo in fuga tra i budelli di Alassio. Con lui un paio di amici della tribù, il fidato Uccio e tre giornalisti miracolati o fidati. Direzione? La sala giochi. Videgioco scelto? Colin McRae Rally. Ventimila lire di gettoni un po’ per tutti e via a divertirsi. Ieri Colin McRae, ex campione del mondo rally era dietro di lui, lontano 30’’. Ieri Valentino ha detto: «Vorrei riprovare una gara mondiale rally, però dovrebbe essere a gennaio o febbraio, non dopo perchè poi c’è il motomondiale». E che gara si corre in pieno inverno? Il Montecarlo.

Il Dottore pensa sempre in grande.

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