Ma quanto ha successo l’avvocato squalo

Serie televisive, film e libri esaltano il dottor House del foro: spregiudicato, cinico e con metodi poco ortodossi. È l’anti Perry Mason che detesta perdere, non sbaglia una causa e non sopporta il buonismo dei colleghi: piuttosto preferisce maltrattarli

Ma quanto ha successo l’avvocato squalo

Milano - Lo squalo dice: «La verità è relativa. Scegline una che funzioni». Lo dice perché così vince: non importa chi sia colpevole e chi sia innocente, l’importante è convincere la giuria. Per Sebastian Shark Stark, cioè mister Stark lo squalo, il tribunale è un campo di battaglia e ciò che conta, alla fine dell’arringa, è lasciare il campo da campioni.

Lo squalo, protagonista dell’omonima serie tv della Cbs ora su Rete4, di guerre legali se ne intende: per anni ha difeso i ricconi di Bel Air e Beverly Hills, prima di passare all’ufficio del procuratore di Los Angeles. Stark the shark è il dottor House dei tribunali: rude, spregiudicato, gode ad essere politicamente scorrettissimo. Ai suoi praticanti neolaureati piace così: attacca, non ha paura dei colpi bassi, e intasca il verdetto giusto. Qualche volta incassa, ma non cambia. Non è più tempo di Perry Mason: troppa concorrenza rende cinici per necessità, come i carrieristi di Boston Legal, come l’Avvocato del diavolo Keanu Reeves che abbandona i sogni di giustizia appena sente profumo di soldi e di potere.

È un tempo caustico, in cui vince il protagonista di Anonima avvocati che, sul suo blog, sminuzza i colleghi dello studio, un importante ufficio legale di New York: ne ha per tutti. Nessuno lavora abbastanza, nessuno gli rende l’onore dovuto (per 18 anni aspetta la promozione che non arriva), nessuno poi è una persona: sono Quello che suda come una fontana, Quella che non si sposa mai, il Leccaculo, la Stagista scellerata, l’Associata patetica. Il blog, sotto anonimato, è diventato un caso (fino a centomila contatti al giorno) e poi un romanzo (pubblicato ora in Italia da Baldini Castoldi Dalai). L’autore, Jeremy Blachman, continua a scrivere sul suo blog: è dal pubblico che arriva la consacrazione del modello squalo, dalle neolaureate che implorano: «Vorrei lavorare per te»; dai colleghi che rincarano la dose contro le segretarie: «Si chiama studio legale, non consorzio di dattilografe»; dalla praticante che finalmente si diverte perché «le persone si prendono troppo sul serio». L’avvocato anonimo vuole proibire le foto di famiglia sulla scrivania (è più difficile urlare al collega, se intanto vedi la faccia di suo figlio), sospetta dello spago dei pacchi perché qualcuno potrebbe trarre conclusioni logiche e impiccarcisi, dimentica persino il compleanno della figlia.

La sua cattiveria conquista, diverte, fa scuola. È contagiosa, perché è facile riconoscere, al fondo, il verde della frustrazione. Perry Mason, l’eroe, non aveva bisogno di certi trucchetti. Ma troppo buonismo, alla fine, avrebbe stufato anche lui.

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