Madrid - Il «miedo escenico» del Bernabeu non fa paura. La Roma gioca una partita da grande al cospetto, per la verità, di un piccolo Real Madrid. E stavolta il protagonista non è Francesco Totti, ma i «gregari» giallorossi, non è un caso che i gol che violano la casa delle Merengues sono di Taddei e Vucinic, al quarto gol europeo. Una partita con gli attributi, senza timori reverenziali, che cancella la prestazione (pure vincente, ma non proprio convincente) dell’andata. La Roma vola ai quarti come l’anno scorso, ma la qualificazione con gli ormai ex Galacticos ha un peso specifico nettamente superiore a quella ottenuta con il Lione.
Il Real è fuori dalla Champions per la quarta volta consecutiva, nonostante un’altra campagna acquisti ultramilionaria. Ma nel calcio non conta solo la classe (che in questo Real esiste, ma si vede a tratti, colpa forse dei continui infortuni e di uno Schuster che sta ancora cercando di dare un’identità precisa alla squadra), conta la generosità e la grinta. Ma anche l’applicazione che Spalletti predica ormai da tre anni e che ha fatto dei giallorossi una delle formazioni più ammirate per il gioco espresso. La Roma mette tutte queste qualità nella «partita della verità», come l’aveva definita Spalletti. Finisce con i cori dei cinquemila romanisti, salutati dalla squadra e dal tecnico, mentre il Bernabeu si svuota mestamente.
Al Real mancano, non per scelta, i due olandesi che farebbero comodo in una partita del genere. La fisicità di Van Nistelrooy e la rapidità di Robben sono due armi che gli spagnoli avevano sfruttato bene all’andata. Schuster recupera però Robinho e dall’inizio la «Bestia», come viene definito da queste parti Julio Baptista. Spalletti, nel ballottaggio tra ex Real, opta per Cicinho, mentre le condizioni fisiche di Pizarro non sono tali da inserirlo fra i titolari, spazio quindi ad Aquilani.
Le Merengues vogliono partire con verve a caccia del gol-qualificazione, ma l’intensità del gioco non pare quella mostrata all’Olimpico. Il buon possesso palla e il pressing con il quale cercano di arginare le ripartenze romaniste non sono supportate da azioni limpide verso la porta di Doni (unica vera conclusione nel primo tempo quella di Julio Baptista, ben sventata dal portiere giallorosso). La Roma gioca una partita ordinata e non perde mai la testa.
L’assenza di Pizarro toglie ai giallorossi colui che può velocizzare, ma la Roma supplisce con la lucidità della squadra che non vuole farsi schiacciare e prova ogni tanto a uscire dal guscio. Il doppio tiro di Aquilani (palo e poi deviazione di Casillas) fa capire che i giallorossi non faranno solo da spettatori.
Nella ripresa il Real parte a spron battuto, ma rare sono le conclusioni in porta: la più pericolosa ancora di Julio Baptista che coglie il palo su punizione. Ma quando Spalletti toglie Mancini e inserisce Vucinic, la partita cambia. Il montenegrino ha un impatto devastante sul match: coglie una traversa clamorosa e fa espellere Pepe, che non può esimersi da un brutto fallo per fermare la sua velocità. Intanto crescono ancora Tonetto e Cicinho. Tanti i loro cross pericolosi e quello dell’ex leccese porta al gol (bellissimo) Taddei.
Il gol di Raul (in leggero fuorigioco) pare riaprire l’incontro, ma l’intensità del Real sale solo nel boato del pubblico. Fino alla rete di Vucinic in pieno recupero, che regala una notte da sogno alla Roma e ai romanisti. E ora sotto con i quarti ad aprile, senza perdere d’occhio l’Inter in campionato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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