Imprendibile. L'eccentricità c'è, ma non si può afferrare. La scorge solo chi guarda, perché vedere non basta: a vedere soltanto, son tutti un po' eccentrici. Accostando, con sapienza, e discernendo, con follia, la giornalista di moda Donata Sartorio ha estratto venti nomi del mondo della moda, dell'arte, dello stile, per infilarli insieme ai loro oggetti, abiti e splendide case nel magico cilindro di Eccentrici (Excelsior 1881, pagg. 214). Il volume, che è anche un eccentrico oggetto con la copertina in lino, ritrae, per minibiografie e immagini (le fotografie scattate ad hoc da Costantino Ruspoli) venti eccentrici internazionali, tra cui la stilista Vivienne Westwood, l'art advisor e collezionista Manfredi della Gherardesca, la modella simbolo di Giorgio Armani negli anni Ottanta Jill Haley.
«Tutti loro sostengono di non essere affatto eccentrici, ma che siano gli altri a vederli tali» ci spiega Sartorio. «La loro eccentricità è un modo per non finire nella mischia. Hanno creato proprie regole, estetiche, morali e sociali, senza per forza andar contro educazione ed eleganza altrui. Sono orgogliosi senza ostentare. Hanno una missione senza farne una bandiera. Lottano con humour e simpatia. Insomma, volano più alto».
Non è un caso che un quarto di questi venti «originali» siano milanesi o abbiano scelto Milano per vivere la propria eccentricità. Cinque discreti «numeri uno» che instillano nel cuore della metropoli un volatile siero, miscellanea di flair estetico, eleganza, joie de vivre, ironia. Una volta a Milano si diceva: «Guarda quello lì, è proprio un originale!». E oggi?
Gli eccentrici milanesi ritratti da Donata Sartorio sono quasi tutti convinti di essere rimasti soli, pesci fuor d'acqua in una città morta. Riconoscibilissimi eppure inimitabili i loro eccentrici simboli: il nodo perfetto del papillon dello storico dell'arte, gallerista e giornalista Philippe Daverio, le gonne a ruota della fondatrice di 10 Corso Como Carla Sozzani, l'incomparabile lino per tutte le stagioni dell'imprenditore tessile Vittorio Solbiati, gli sconfinati anelli del direttore di Velvet ed esperta di moda Michela Gattermayer, l'immancabile cane Chaim al guinzaglio di Orio Vergani, scouter di arte contemporanea con la galleria «Nowhere».
«In molti mi hanno chiesto: perché non c'è Sgarbi? - prosegue Sartorio -. Lo metterò in un prossimo libro. L'eccentricità che ho voluto presentare non deve mai diventare un cliché». Eppure alcuni dubbi sono leciti: come si fa a non confondere l'eccentrico con lo snob o il velleitario? In fondo Milano come ogni metropoli che si rispetti attira gli esibizionisti e i superficiali e il rischio c'è. «Gli snob sono un po' più sciocchi - risponde l'autrice -. Si mostrano e si dimostrano e trattano la gente anche un po' male. Gli eccentrici sono discreti ma generosi e non hanno paura della solitudine. Perché lavorano sulla propria autonomia e perché spesso, stando fuori dal centro, diventano centri essi stessi».
Gallerie d'arte o di fotografia, riviste di moda o poli di attrazione per stilisti, designer, scrittori: gli eccentrici milanesi di Donata Sartorio hanno fatto e fanno molto per rendere vitale la città. Eppure hanno tutti nostalgia di una «corrente positiva» che pare appartenere ormai al passato. «Da milanese, posso dire che a me Milano è simpatica come allora - ribatte Sartorio - .
Il volume «Eccentrici» (Excelsior 1881) sarà presentato domani alle 19.30 alla Casa degli Atellani (c.so Magenta 65) da Angelo Bucarelli e Giuseppe Scaraffia
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