Roma

Dopo quarant’anni la PFM torna alla «Buona Novella»

La Premiata Forneria Marconi sembra decisa a intraprendere un bel viaggio a ritroso nel tempo. Dopo anni in cui ha portato in tour il suo tributo a Fabrizio De André, basato sulla scaletta degli storici concerti del 1979, domani sera al Gran Teatro metterà in scena integralmente La buona novella.
Il disco ha una storia particolare, legata proprio alla band di Impressioni di settembre, che merita di essere raccontata. Nel novembre 1970 il cantautore genovese pubblicò il suo quarto album, basato sui Vangeli apocrifi. Per le registrazioni, chiamò in studio I Quelli, gruppo beat milanese (per un breve periodo il cantante fu Teo Teocoli) che di lì a poco si sarebbe trasformato in Premiata Forneria Marconi. Non c’era ancora Patrick Djivas, storico bassista della band, ma Franz Di Cioccio e Franco Mussida erano già colonne portanti della formazione.
Oggi, a quarant’anni di distanza dalla pubblicazione di quell’album, considerato dallo stesso De André uno dei suoi lavori più ispirati (e appena ristampato su LP, in tiratura estremamente limitata su vinile color oro), la PFM torna a proporlo integralmente dal vivo.
Tutta la prima parte dello spettacolo sarà incentrata su La buona novella, mentre la seconda avrà come fulcro Stati di immaginazione, l’ottimo album pubblicato dalla band alla fine del 2006. Un disco sorprendente, interamente strumentale, che dimostra come l’energia e la creatività della Premiata Forneria Marconi siano ancora intatte.
Pubblicato sia su cd che su dvd, il lavoro è nato quasi di getto, nel giro di pochi giorni. Un progetto multimediale, in cui Di Cioccio, Mussida e Djivas danno vita a suggestive composizioni musicali per commentare filmati d’epoca (la vita quotidiana in un piccolo villaggio olandese, la sbalorditiva tecnica dei pigmei per la costruzione di un ponte) e documentari su personaggi storici (Leonardo da Vinci, Archimede).
Capolavoro del disco, il brano d’apertura La terra dell’acqua, accompagnato da un filmato che mischiando immagini reali e tecnologia digitale ricostruisce l’ipotetica fine di Venezia, sommersa dall’acqua alta.
La PFM intende offrire da vivo in questa occasione uno spettacolo coinvolgente e di grande intensità, proiettando su maxi-schermo i filmati che fanno parte del dvd e sincronizzandosi dal vivo con le immagini.
Che a sessant’anni suonati si possa ancora andare in tour, suonare come pochi altri gruppi sanno fare e divertirsi con il rock è la testimonianza che dietro il virtuosismo degli artisti della PFM c’è una passione autentica che sa trasformarsi all’occorrenza in un rigenerante davvero miracoloso. D’altronde non è un caso che questi signori siano diventati parte integrante della storia musicale italiana, e non solo.

Basta dare un’occhiata al loro sito per vedere quanto spesso siano chiamati all’estero, dagli Stati Uniti, al Messico, al Giappone, per portare sui palchi l’ottimo progressive che li ha resi celebri.
Non si può che essere d’accordo col misterioso spettatore di un concerto al Sistina che qualche anno fa, nella pausa tra un brano e l’altro, gridò alla band «fateve clona’!»

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