Il quarto incomodo nella corsa per il Campidoglio

Il quarto incomodo nella corsa per il Campidoglio

Marcello Viaggio

È il quarto uomo dello schieramento di centrodestra a Roma. Mauro Cutrufo, candidato sindaco per la Dc di Rotondi, ha iniziato da qualche giorno la campagna elettorale. Cartelloni a sfondo celeste, niente nomi, niente appelli, solo la scritta: «Anno nuovo... Sindaco nuovo!». Senatore Cutrufo, in un ipotetico campionato di calcio, il suo partito, il più piccolo, sarebbe come la Fiorentina... «La mia candidatura, però, nasce da indipendente. Noi della Dc faremo la campagna nella Cdl, ma per nostra scelta. Non siamo ancora a pieno titolo nella coalizione. Un accordo c’è, però. È solo questione di giorni formalizzarlo». Ma non sarebbe meglio giocare la partita con una punta unica? Dopotutto anche il sindaco gioca da solo... «Non è detto che la punta isolata sia una strategia vincente. Veltroni ha dalla sua la gestione del potere, che gli viene dall’elezione diretta. Un tempo Signorello o Carraro dovevano fare i conti con i partiti. Veltroni può farne a meno».
Quattro punte, d’accordo. Ma la palla chi la passa per fare goal? «La palla la passeranno i cittadini, saranno i nostri giudici. Nessun problema, ovviamente fino al ballottaggio». La vecchia Balena Bianca ha sempre avuto molte anime. La Dc ha scelto la Cdl. Il Mpa di Raffaele Lombardo, invece, dice di stare al centro e di volerci restare. A Roma che peso hanno gli autonomisti ex Udc? «A Roma l’Mpa non ha una organizzazione. Lombardo dice di sì? Non so a chi si riferisce, forse alla nostra alleanza di una volta. In questo momento però quest’alleanza è stata messa da parte». L’Mpa aspetterà probabilmente l’ultimo secondo per decidere se andare alle urne con l’Unione o la Cdl. Essere di centro significa questo? «Secondo me la loro non è una buona strategia. Noi dobbiamo stringere i dettagli, ma abbiamo già fatto una scelta politica. Lombardo ragiona al contrario: prima vediamo che cosa mi offrono, poi mi schiero. Non ci siamo. Essere di centro non significa scegliere le alleanze in questo modo». Lei un anno fa ha lasciato l’Udc. Perché? «Per la verità è l’Udc che ha lasciato noi, siamo stati costretti a uscire per rifondare la Dc». Ora, però, incrocerà di nuovo il suo amico Baccini. Riuscirete a fare gioco di squadra come tradizione dell’ex Scudo Crociato? «Inutile nascondere che parte del nostro elettorato sarà comune. Ma faremo gioco di squadra anche con Antoniozzi ed Alemanno. La Dc chiederà il voto a tutti coloro che vogliono un sindaco vero e non una sorta di imperatore. Vogliamo ridare potere al consiglio comunale. Dobbiamo farla finita con i personalismi esasperati, tornare a fare politica sul territorio ed incontrare la gente in carne ed ossa». Per parlare di che cosa? «Io credo che il problema più sentito dai cittadini sia il traffico. Ho fatto un calcolo. Chi va a lavorare con l’auto privata perde in media 5-6 anni di vita al volante. Basta fare i conti, fra andata e ritorno si passano 3 ore al giorno nel traffico. Intendo farmi carico di questi problemi. I motociclisti, come me, sono ancora più svantaggiati: debbono difendere la pelle dalle buche stradali.

Due giorni fa per colpa di una buca c’è stato un altro morto, non può essere sempre fatalità. Le strade da controllare sono però troppe per lasciarle al Comune, occorre dare poteri di gestione direttamente ai 19 minisindaci. Sarà uno dei nostri cavalli di battaglia».

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