Prima ascoltateli e poi giudicate voi. Perché a sentirli cantare, sembra che lo abbiano fatto da sempre e che sia quella in realtà la loro vera professione. La «doppia vita» degli studenti dellIstituto professionale Paolo Frisi di Quarto Oggiaro comincia ogni martedì e venerdì pomeriggio alle 14.30. Quando smettono i panni di semplici allievi e indossano quelli di artisti. Ballerini, attori, cantanti del musical «BarBoomBar», lultimo realizzato dalla scuola allinterno del progetto Laiv (Laboratorio di Arti Interpretative dal Vivo, sostenuto dalla Fondazione Cariplo) che debutterà al teatro Fontana il prossimo 6 giugno.
«Abbiamo anche vinto il premio come miglior Istituto con il nostro rap a un concorso nazionale per i prodotti musicali delle scuole superiori», dice la professoressa Marta Belluzzo, referente di musica e responsabile del progetto. Ha gli occhi che brillano per la contentezza. E a ben vedere, perché solo lei e i suoi studenti sanno quanta fatica ci vuole per scrollarsi di dosso letichetta di vivere in un quartiere così. Che alla ribalta della cronaca finisce soltanto per la sua cattiva fama e mai per una buona notizia. E che da un paio di anni invece ha deciso di finire sotto i riflettori con i musical. Perché il riscatto parte proprio da lì: quello che si impara durante le prove per uno spettacolo è qualcosa che ci si porta dentro per tutta la vita. «È una bella cosa - dice Laura, una delle protagoniste -, è un modo per mettersi in gioco. Aiuta a socializzare». Lei ha una voce incantevole, giura che prima di imparare a recitare era molto più timida. «Faccio la parte della fidanzata di un ragazzo rom», dice scherzando. Sulla scena saranno in quindici, tra i sedici e i diciotto anni. «La storia di BarBoomBar è quella dei ragazzi del nostro quartiere, del loro rapporto con la legalità e con le altre culture - spiega Marta Belluzzo -. Lidea è che la diversità diventi una ricchezza. Il boom è invece lesplosione di creatività per andare verso laccettazione dellaltro». Gli effetti positivi di questo lavoro si leggono sui volti dei ragazzi. Come Stefano, quando dice la sua età arrossisce. «Ho ventanni. Qui dentro sono il più vecchio». Ma poi, appena comincia a cantare, limbarazzo si scioglie in una voce bellissima. «È la mia passione. Quello che mi interessa fare, è musica per il resto della mia vita». Mancano ancora due mesi alla prima, ma la strizza comincia già. «Siamo emozionati, il giusto insomma», dice Carola. Lei ha 15 anni e canta da quando era bambina. «Ero nello Zecchino doro, da piccola volevo fare la cantante. Il musical mi aiuta a coltivare i miei sogni». Quando si sono esibiti per il concorso e le hanno detto che avrebbero vinto per il loro rap, Carola non ci credeva. E invece, il premio è arrivato. È stato Mattia a scrivere il testo della canzone. Si infila le mani in una tasca e tira fuori un foglietto. «È un altro pezzo, lo sto scrivendo insieme a un amico», dice. Sono le quattro e le prove stanno per finire.
Marika tiene la mano di Angelita mentre si esercita nel suo pezzo. «Nella recitazione siamo noi e la realtà è quella che cè fuori.
E il musical li aiuta a fare tutto perché sia proprio così.
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