«Fra quattro anni saremo invasi dai rifiuti»

Ultim’ora: «Tra quattro anni Milano sarà invasa dai rifiuti». A lanciare l’allarme è l’Amsa, la municipalizzata che tratta la «monnezza» dei milanesi. E, avverte il direttore generale Carlo Petra, «quattro anni passano velocemente, mentre ci troveremo ad affrontare lo smaltimento di 507mila tonnellate in più ogni anno».
Calcolatrice alla mano c’è solo un’alternativa che non è così difficile mettere in preventivo per Milano e provincia: un termovalorizzatore ovvero un impianto dove avviene la combustione dei rifiuti con recupero di energia elettrica e termica. Impianto che, attenzione, il Comune di Milano aveva già messo nero su bianco nelle cartine del piano gestione dei rifiuti sin dal 2001 ma di cui la Provincia di Milano ha imposto la cancellazione nel «suo» piano rifiuti provinciale.
Contrordine compagni, è stato il leit motiv delle proteste siglate da Verdi e da Rifondazione: lamentele che il presidente della Provincia Filippo Penati ha esaudito sbianchettando quindi sulle mappe quel possibile termovalorizzatore. «Risultato? Impossibile per Milano e i comuni dell’hinterland raggiungere l’agognata autosufficienza nello smaltimento» osserva Petra, mentre Forza Italia protesta contro il diktat di Penati e dei suoi pasdaran che «solo a parole e quando sono in pubblico vagheggiano di “autosufficienza”».
Già, poi, nelle stanze di Palazzo Isimbardi lo slogan «autosufficienza» viene cassato e si sceglie di trasformare «Milano in Napoli» chiosa l’azzurro Fabrizio De Pasquale. Rischio che Petra declina pure in «un mancato abbattimento delle emissioni di polveri sottili»: «Dalle centraline installate all’impianto di Silla 2 risulta, infatti, che l’inquinamento è più alto nelle zone di Milano dove non c’è l’inceneritore ovvero inquinano sicuramente di più le caldaie condominiali e il traffico cittadino del termovalorizzatore, che è costantemente monitorato e sottoposto a controlli».
Traduzione: con l’evoluzione delle tecnologie di depurazione e di combustione dei fumi, un termovalorizzatore ha emissioni assolutamente trascurabili e quindi anche le ricadute nelle zone prossime all’impianto sono realmente ininfluenti rispetto alla qualità dell’ambiente, dell’aria o del suolo. E dalla rassegna stampa di Amsa spunta un reportage da Vienna, dove «sul camino del termovovalorizzatore c’è un nido dove ogni anno nascono tre piccoli falchi». Non è un finale da favoletta ma la fotografia, un dettaglio di un impianto di smaltimento dei rifiuti che non fa «paura ai cittadini».
Ma l’assessore provinciale all’Ambiente, Bruna Brembilla, non ci sta a farsi mettere sotto accusa: «Il piano rifiuti provinciale prevede il potenziamento degli impianti attualmente esistenti». Virgolettato che, in soldoni, riconferma l’allarme lanciato da Amsa, «nel 2011 Milano, secondo le previsioni, sarà sommersa dai rifiuti»: oggi, Milano e provincia producono due milioni di tonnellate all’anno e il 40 per cento - secondo gli inquilini di Palazzo Isimbardi - va smaltito attraverso la raccolta differenziata da incrementare.

Che aggiungere? Palazzo Marino ha chiesto alla Regione di intervenire sia per evitare che la Milano dell’Expo diventi la capitale della monnezza del nord, sia per far sì che «il termovalorizzatore ora cancellato da Penati possa diventare un valore aggiunto alla fusione tra Aem e la bresciana Asm».

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