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«Quattro mesi nudi e con i fucili puntati E per sopravvivere solo riso e acqua»

Dimagriti, impauriti, ma commossi fino alle lacrime per la felicità di poter tornare finalmente a casa. Da Torre del Greco, Napoli, Gaeta, Ravenna, i parenti dei dieci italiani del Buccaneer - rilasciati dai pirati somali domenica sera - raccontano così quei papà, figli, fratelli e mariti che aspettavano da quattro mesi. La lunga prigionia avrà di certo cambiato i loro volti, fino a qualche settimana fa così familiari. «Nelle prime telefonate dopo il sequestro (11 aprile) ci dicevano di essere tenuti a pane e acqua» ricorda Maria Rosa Di Franco, moglie di Vincenzo Montella, uno dei tre marinai campani sul rimorchiatore della paura.
Nonostante lo choc, il primo istinto dei marinai è quello di raccontare appena possibile il loro incubo in mare; senza sentire più i fucili dei pirati puntati alle spalle. Per ora lo fanno da lontano, durante il viaggio che dalle coste somale finirà diritto nelle braccia dei propri cari. Come Bernardo Borrelli, il marinaio 30enne di Ercolano. «C’è grande gioia, stiamo piangendo e ridendo per la felicità», ha raccontato telefonando a casa. È stata la sorella Antonella a rispondere al telefono ieri alle 8 di mattina: «Ci ha detto che ha perso dieci chili, che gli davano un po’di riso e mezzo litro d’acqua al giorno, ma spesso mancava anche quella. Ha detto anche che la tensione psicologica è stata tanta, ma che ora stavano festeggiando». Poi, al fratello 18enne, il marinaio ha detto: «Tra poco sarò a casa con voi».
Era questa la telefonata che dieci famiglie sparse per l’Italia aspettavano con ansia. Dopo l’ultimo messaggio disperato arrivato a giugno dal comandante del rimorchiatore Marino Iarloi - «Stiamo impazzendo, fate presto o ci uccideranno» - ormai si temeva il peggio. Ora, però, l’angoscia di settimane senza un intervento risolutivo, la rabbia fisiologica di sentirsi abbandonati, ultimatum, appelli e veglie infinite, tutto sembra sciogliersi nei festeggiamenti esplosi domenica sera alla notizia del rilascio. Napoli, Gaeta, San Benedetto del Tronto, Ortona, Torre del Greco. Chi sceglie lo champagne, chi i fuochi d’artificio, chi le campane a festa. La gioia è stata incontenibile per tutta la sera, sospesa solo per seguire i notiziari in cerca di aggiornamenti sulla vicenda.
«Ci hanno detto che sono in ottimo stato - riferisce la moglie di Vincenzo Montella - nella prima telefonata che mi ha fatto, mio marito ha chiesto delle nostre due bimbe, ha detto che ora le porterà in tutti i posti dove non sono ancora stati». «In questi mesi non ho mai perduto la fiducia», confessa Giovanna Giacalone, moglie di Pasquale Mulone, il marittimo di 51 anni di Mazara. «Dovevo avere la forza di andare avanti anche per i miei tre figli».
«Quella di domenica sera - racconta Susanna De Bari, moglie del cuoco molfettese Filomeno Troino - è stata l'unica telefonata in cui mio marito non ha pianto e gli ho potuto dire che è diventato nonno per la quinta volta». «Dieci giorni fa ho sentito mio marito al telefono - aggiunge la donna - mi aveva anticipato che la liberazione sarebbe stata imminente e così è stato».
La signora Flora, moglie del primo ufficiale di coperta Mario Albano, dalla sua casa di Itri, Gaeta, ha chiamato a raccolta i parenti più stretti e per tutta la notte sono stati incollati alla Tv. «È la fine di un incubo» per Erasmo Albano, cugino del 58enne. «Da quanto comunicato dalla Farnesina negli ultimi giorni - spiega il parente - avevamo capito che qualcosa, sulla nave, stava avvenendo.

Avevamo avuto delle avvisaglie, poi finalmente ieri è arrivata la notizia che tutti aspettavamo».

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