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Quattro tangenti imbarazzano Burlando

L’arresto di Carlo Isola, capo di gabinetto del presidente ligure e già braccio destro del sindaco ds di Genova

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Ferruccio Repetti

da Genova

Discreto, riservato come si conviene, per un alto dirigente della pubblica amministrazione, ma anche cortese e sempre disponibile: così lo descrivono tutti quelli che hanno avuto modo di frequentarlo da vicino, compresi i collaboratori più stretti, per anni, del settore Servizi tecnico-patrimoniali del Comune di Genova. E il giudizio generale non cambia, su Carlo Isola - 55 anni, una laurea in Giurisprudenza, da una settimana capo di gabinetto del neopresidente della Regione Liguria -, neppure dopo l’accusa di corruzione seguita dall’arresto su mandato della procura di Verona che indagava con le Fiamme gialle sul fallimento della società Gama e su un giro di presunte tangenti (un milione di euro) e fatture false nel campo delle forniture alle mense ospedaliere e scolastiche. L’indagine è estesa in tutta Italia e ha già portato a 19 arresti. Ma a Genova gli inquirenti hanno individuato uno dei filoni principali dell’inchiesta. Tanto che a finire in manette nella città della Lanterna, oltre a Isola, sono stati anche Giovanni Cazzulo, 60 anni, direttore amministrativo dell’Ospedale Galliera, e Roberto Galiano, 49 anni, responsabile della sicurezza nello stesso ospedale, una delle più attrezzate strutture sanitarie del capoluogo che ha, al vertice del consiglio di amministrazione, il cardinale Tarcisio Bertone. Per coinvolgere i tre, è risultata decisiva la testimonianza di Orazio Giuseppe Carraro, dirigente della Gama: l’azienda, all’epoca dei fatti - fra il 2001 e il 2003 - avrebbe elargito regalie per conquistare l’appalto dei servizi mensa del nosocomio e di alcune scuole. In questa fase - sostiene l’accusa - si sarebbe inserito Isola, allora capo di Gabinetto del Comune, braccio destro del sindaco diessino Giuseppe Pericu, che dal 1997 regge il governo della città sostenuto da una maggioranza di centrosinistra allargata a Rifondazione. «Omino» - rivela adesso Carraro, gola profonda dell’indagine - era il nome in codice del dirigente pubblico, usato nelle fase più delicata delle «trattative»: affari da miliardi di lire, in quegli anni, con tangenti da trecento milioni. In tasca a Isola ne sarebbero finiti una trentina, divisi in quattro rate, secondo un biglietto rinvenuto durante una perquisizione. Tanto basta per demolire in un amen un castello di fiducia e considerazione che il dirigente si è guadagnato in trent’anni di servizio, tutti all’interno della civica amministrazione? Il sindaco, che l’ha avuto fianco a fianco dal 1999 al 2003, nega decisamente: «Isola è persona che ho sempre stimato, di particolare competenza professionale sugli appalti pubblici. Sarei felice di vederlo dimostrare la sua estraneità ai fatti». Poi, però, la riflessione diventa amara: «Sarei profondamente deluso - scandisce il primo cittadino di Genova, ombre profonde sotto gli occhi, la voce non così ferma come al solito - se questo non accadesse». Tirato per la giacca, anche il presidente della giunta regionale Claudio Burlando, che aveva appena «scippato» Isola al Comune per nominarlo suo capo di Gabinetto, replica con evidente imbarazzo: «Un valido e corretto collaboratore della civica amministrazione».

Ma né Pericu, né Burlando si sbilanciano per replicare al capogruppo della Lega, Edoardo Rixi, che aveva chiesto lumi sulla gestione «disinvolta» della mensa del Galliera: tre anni fa, con un’interrogazione in consiglio comunale. Trattata, chissà perché, con sufficienza.

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