Uelà: l’inflazione è pari a zero. Detta così, alla vigilia del grande esodo verso mare, monti, laghi e campagna, uno potrebbe anche schiacciare il pedale dell’acceleratore e filare verso il paradiso perduto. Perduto dal settembre del millenovecentocinquantanove, riferiscono le statistiche subito rilanciate dalle agenzie di stampa. Insomma siamo rimasti quelli dell’anno scorso ma con la prospettiva di stare meglio, non so perché e non so per chi. Sosteneva, non Pereira ma Tognazzi: l’inflazione significa essere povero con tanti soldi in tasca. Andiamo al sodo, alcuni prezzi al consumo non hanno subito aumenti vertiginosi, sembra che tra scarpe e vestiti siamo ai prezzi della scorsa estate, nei giorni scorsi i negozi brulicavano di clienti, direi per i saldi più che per i soldi. Eppure questo dicono i numeri che addirittura ci confortano su acqua, luce, combustibili vari anche se davanti alla pompa di benzina sembra di essere all’estrazione del lotto, cambiano i numeri e non esce mai quello che abbiamo previsto e puntato. Il gonfiore, nel senso dell’inflazione per etimo, dovrebbe tenerci allegri? Ma dove? Nel millenovecentocinquantanove nessuno poteva immaginare che sarebbe esploso il benessere tanto che venne definito, quel tempo, il boom, vendite a manetta di automobili, Cinque e Seicento in ogni dove, cantieri aperti dovunque e comunque, case nuove, capimastro, falegnami, idraulici, elettricisti con il sorriso durban’s, l’Italia svoltava, anche troppo, sfiorando l’inversione a u che sarebbe accaduta in seguito. Fu il miracolo economico, bene illustrato dalla cinematografia nostrana, Vittorio De Sica fu il regista de Il Boom, interpretato da Alberto Sordi, l’impiegato statale travolto dai debiti inseguendo una vita non sua, anche per la moglie, costretto infine a vendersi un occhio per evitare il crollo definitivo. Anni belli e grotteschi, in bianco e nero per la tivù Una, Pubblica, Statale. Oggi nessuno parla o scrive del boom, semmai il botto c’è stato in questi ultimi anni, chiedere informazioni ai titolari di azioni, bond e affini. Al cinematografo molti film sul malessere, rarissimi sul benessere, la gente fa la fila per IPhone, Plasma, Hd, Microcomputer portatili, Motociclette ultimo scappamento, Auto full optional, insomma per articoli che costano un occhio della testa, qui il film di Sordi non c’entra anche se l’immagine è aderente.
Eppure gli economisti ci insegnano che se c’è la crisi allora si può essere davvero ricchi, la moneta circola, la lira gira, anzi girava, l’euro porta alla neuro, fino all’altro secolo, ante eurum natum, bastavano cento o duecento lire di mancia per un caffè, provate oggi a lasciare sul bancone dieci centesimi, l’equivalente, e registrate la voce e il volto del barista.
Ma i paragoni con il costo della vita di allora lasciano in fuorigioco, non è affatto vero che si stava meglio quando si stava peggio, oggi la vita è bella, lo giurano loro, gli esperti di conti ma queste lezioni sono difficili da apprendere e assimilare, i giorni del mese sono sempre gli stessi dal Cinquantanove a oggi nessuno è ancora riuscito ad allargare le settimane, anzi è stata introdotta la settimana corta, chi sostiene che non si hanno i soldi per le vacanze di venti giorni come nei favolosi anni Sessanta, però si concede tutti i week end che il calendario porta sulla terra. L’inflazione è quella cosa di cui tutti sentiamo parlare ma non ne abbiamo ancora capito l’esatta dimensione, va percepita, come la temperatura, va intuita, va accettata, nel senso buono del verbo.
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